Il diritto alla piena integrazione
Non abbiamo certo intenzione di dare lezioni di ricerca storico-sociale a uno studioso, editorialista del Corriere della sera. Sentiamo tuttavia il dovere, come persone impegnate sui problemi relativi al diritto di tutti e tutte alla istruzione, di esprimere il profondo dissenso sulla superficialità con cui è stato rappresentato da Ernesto Galli Della Loggia un tema importante che ha la radice nel solco profondo del nostro impianto costituzionale: il diritto alla piena integrazione paritaria delle persone con disabilità, in particolare nell’accesso all’istruzione.
“La scuola italiana è il regno della menzogna” è l’affermazione che ha scatenato una prevedibile, bagarre comunicativo/sportiva su giornali, siti web e social tra laudatores temporis acti ( ben coperti dallo scudo offerto dallo studioso ) e coloro che difendono i principi contenuti nelle normative italiane , ma non solo , sulla integrazione e inclusione nei sistemi scolastico/formativi di cittadini con disabilità. Ci limitiamo quindi a richiamare l’attenzione sulle diverse norme che affrontano il problema in Italia e su quanto e come questo viene affrontato in Europa (European Agency for Development in Special Needs Education, Middelfart. 1998 e studi successivi).
in Italia, a partire dal 1977 e fino al 2015 abbiamo avuto una, faticosamente adottata, produzione legislativa in materia, che è riuscita a indicare e definire strumenti e modalità necessarie a rendere effettivo il diritto di tutti i cittadini alla formazione. Tuttavia, la sua attuazione ha caricato quasi esclusivamente sul sistema scolastico/formativo, a tutti i livelli, la totalità delle responsabilità e modalità di attuazione di quanto è collegato all’esercizio di questo diritto, nonché della definizione delle relative competenze necessarie. Se aggiungiamo che il tutto si riversa su un sistema che presenta difficoltà di funzionamento, sostanzialmente sempre uguale pur in un complessivo quadro esterno di radicali mutamenti, e che su di esso e su cu si scaricano attraverso, spesso maldestre, aggiunte e sovrapposizioni di funzioni molto diverse e molto complesse, diventa gioco facile fare denunce, che al di là del facile sensazionalismo, producono inutili schieramenti che rafforzano le posizioni più retrive e pericolose.
E comunque fanno arretrare il dibattito verso posizioni inaccettabili.
E’ sicuramente vero che, in ordine, c’è una grande confusione e imprecisione relativamente a: 1) la definizione, la certificazione ( chi è il soggetto certificante?), la tipologia di intervento; 2) il personale dedicato; 3) la formazione specifica di questo personale; 4) il concetto di BES (perché in realtà ogni studente ha un bisogno educativo speciale, quindi…….? 5) chi segue e accompagna con servizi specifici sul territorio fuori dagli ambienti formativi, ma in connessione con questi, il soggetto che ha diritto a esercitare nella scuola, Università ecc. il suo diritto all’istruzione? Fermiamoci qui, ma il problema non è allora quello della separazione, che prefigura sempre l’esclusione, e del ripristino di classi differenziali. Il problema è come rendere effettiva l’inclusione e far sì che il diritto costituzionale sia effettivo e agito per tutti. Studiamo quello che c’è e che funziona e, forse, scopriamo anche che esistono esperienze molto positive, di cui si avvantaggiano anche gli studenti così definiti ‘normali.’ Suggeriamo all’illustre studioso queste piste di ricerca e gli suggeriamo di cancellare, almeno, quella frase veramente ridicola e falsa che suona “ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano”, frase che rivela la sua totale mancanza di conoscenza delle realtà di cui pretende di parlare.
Alleghiamo il documento della SIPes “La realtà dell’inclusione scolastica in Italia: oltre le mistificazioni” .
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P.S. del 22 gennaio 2024
La decisione di diffondere la questa nota di redazione e di allegare il documento Sird è stata presa nella riunione del 15 gennaio in vista della pubblicazione prevista per mercoledì 24.
Successivamente al 15 gennaio il Corriere della sera ha pubblicato una replica dello stesso autore EGdL alle molte critiche sollevate sui social. La nuova uscita è più analitica ma non cambia la sostanza della posizione: l’inventario dei problemi legati alla faticosa attuazione di un obiettivo complesso e difficile, inventario che rimane approssimativo basato a volte su pregiudizi di senso comune, non sembra finalizzato alla realizzazione piena di un obiettivo sancito da un principio costituzionale, quanto piuttosto a fornire argomentazioni a chi vuole ostacolare proprio tale inclusione.