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Il giornalismo dei dati

Pubblicato il: 10/01/2011 15:37:00 -


Il giornalismo tradizionale vive una crisi economica e di identità. Nell’ultimo decennio si è assistito a una evoluzione del web dalle pagine html ai social network fino ad arrivare oggi al web dei dati, che sta contribuendo a trasformare notevolmente il giornalismo e il lavoro dei giornalisti.
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Il giornalismo dei dati (database journalism) nasce negli anni ‘50, tuttavia si inizia ad affermare dagli anni ‘60 per via del processo di digitalizzazione delle informazioni avviato dalla moltiplicazione e la crescita dei fogli di calcolo elettronici e dei data base. Tale processo ha riguardato diverse organizzazioni (tra cui i governi) e diversi temi. Da quel momento i computer iniziano a diffondersi rapidamente fino a diventare onnipresenti (ubiquitous computing) al punto che il significato originario di database journalism ha sostituito la definizione stessa di giornalismo.

Gli sviluppi della rete Internet hanno dato una nuova definizione di database journalism che pone al centro del lavoro giornalistico i database (in opposizione a quanto avviene nel giornalismo tradizionale dove l’articolo è al centro del lavoro giornalistico).

Un altro concetto è il giornalismo digitale applicato alle basi dati: il database come punto cardinale dei siti web che si occupano di giornalismo digitale. Questo modello utilizza i database per definire la struttura, l’organizzazione, la presentazione dei contenuti di carattere giornalistico in accordo con le specifiche funzionalità e categorie di classificazione. Tutto ciò rende possibile la creazione, il mantenimento, l’aggiornamento e la disponibilità di prodotti giornalistici digitali dinamici. Questo concetto è diverso dal giornalismo guidato dai dati, denominato data driven journalism.

Mentre il database journalism è realizzato attraverso l’analisi e l’elaborazione di grosse basi di dati (processo fondamentale nel lavoro de giornalismo d’inchiesta) il data driven journalism prevede l’utilizzo di dati aperti (open data) e liberamente disponibili online; l’analisi di tali dati viene effettuata attraverso strumenti open source.

Quando si parla di dati applicati a contesti nuovi, come il giornalismo e la diffusione di informazioni, è impossibile non notare che esiste un nuovo legame tra tecnologia e media: tale connubio è caratterizzato dalla rete Internet e il modo in cui essa veicola l’informazione.

In realtà non è tanto Internet, quanto il Web che interessa il modo con cui l’informazione si diffonde. Infatti, quello che abbiamo da sempre considerato un Web di documenti, che si collegano l’uno con l’altro, sta crescendo e sta evolvendo in qualcosa di assai più potente. Oggi è possibile mettere un documento (in formato testo) all’interno di una pagina Web, o collegarlo ad altri che diano maggiore contesto e approfondimento al contenuto, domani potremmo arrivare assai più in profondità nelle informazioni che stiamo plasmando.

Quando un articolo prima mostrava un tabulato, una tabella o un grafico a completamento di una tesi, questa era una forma di citazione e di approfondimento statica e limitata. Pensiamo invece alla possibilità di aggiungere un link o una sorta di elemento dinamico interattivo che permetta una navigazione personalizzata su quei dati. Tutto ciò considerando, ovviamente, che il mezzo con cui si fruisce dell’informazione sta cambiando, da forme statiche come la carta a forme digitali come gli ebook o a piattaforme che stanno rivoluzionando la fruizione dei contenuti digitali come l’Ipad. Questo processo sta modificando l’accesso e il modo con cui si possono concepire le citazioni stesse dei dati e della loro innata trasparenza. Perché, se prima nel caso degli articoli scientifici ci si doveva affidare totalmente al filtro del giornalista scientifico e alla sua capacità di citare dati e grafici, oggi questa intermediazione cambia totalmente.

La nascita di un ecosistema di dati accessibili e collegati sempre più tra loro in forme nuove da chi sta fruendo dell’informazione sta dando nuove possibilità alle idee stesse di diffusione e di creazione di conoscenza. Ma soprattutto permette il massimo della creatività nel collegare i fili rossi tra le informazioni e fornisce un accesso granulare a fonti che fino a ora erano nascoste. Una rivoluzione nel pensare gli intermediari classici dell’informazione, una nuova trasparenza che dobbiamo imparare a maneggiare e a concepire nel flusso stesso dei dati e nelle forme legali e di creazione del valore che possiamo normare.

Nuovi modi di lavorare e di ripensare la professione del giornalista, forse un po’ anche tecnica, perché il mezzo è abilitante: non a caso, nei paesi anglosassoni si stanno creando sinergie sempre più forti tra sviluppatori Web e giornalisti. Per un nuovo ecosistema informativo, un’evoluzione del Web verso i dati oggi, come lo è stato per la condivisione dei documenti ieri.

Fonti:
• Guardian.co.uk, “Analysing data is the future for journalists, says Tim Berners-Lee
Database Journalism

Data Driven Journalism

Open Data

Open Source Software

English abstract: Traditional journalism is indeed in crisis. During the last decade the web has evolved from HTML pages to social networks up to the web of data. Web of data represents a revolution for journalism and journalist’s work.

Enrico Damiano

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