Facebook può aiutare i bambini a scuola
Trascorrere del tempo su siti come Facebook può aiutare i bambini a scuola. È ciò che una nuova ricerca dell’Università del Maryland suggerisce. La professoressa Christine Greenhow ha trovato che gli studenti costruiscono legami importanti quando si collegano con i compagni di scuola su siti di social network. “Quando i ragazzi hanno un forte senso di appartenenza alla comunità scuola, raggiungono migliori risultati” ha detto la Greenhow. “Essi si prefiggono rendimenti scolastici più elevati e li raggiungono (…) È piuttosto promettente come l’impegno in siti di social network possa aiutarli a sviluppare e approfondire i loro legami nel tempo”.
La Greenhow ha intervistato circa 600 studenti delle scuole superiori a basso reddito e ha concluso che, oltre ad approfondire le amicizie, alcuni studenti utilizzano i siti per avere consigli sulle possibilità di college e di carriera. Ha dichiarato di essersi incentrata sugli studenti a basso reddito perché su questa tipologia mancano ricerche, necessarie per la creazione di più eque opportunità di apprendimento. Il suo lavoro sarà pubblicato il prossimo inverno.
C’è ancora un notevole dibattito sul se gli insegnanti debbano utilizzare il social networking in classe: i pericoli e gli abusi dei social media – predatori sessuali, cyberbullismo e molestie, pubblicazione inappropriata di foto e altro materiale – preoccupano alcuni educatori: molti non sono convinti che i siti di social network migliorino l’apprendimento e alcuni temono gli studenti possano utilizzarli solo per tenersi aggiornati con gli amici.
La Greenhow riconosce che esistono potenziali insidie, ma ritiene miope ignorare gli aspetti positivi. Ha studiato le abitudini degli adolescenti su Internet sin dal 2007 e ha trovato che gli studenti del liceo sanno dare impulso alla loro creatività e alle capacità tecniche attraverso questi siti. Senza dire che, incorporando i mezzi di comunicazione sociale in aula, gli insegnanti possono rendere le lezioni più significative.
Susan Domanico, una insegnante di scienze in un liceo, ha sperimentato alcuni siti di social network e ha creato l’anno scorso, solo per i suoi studenti, una gruppo chiuso. Ai suoi alunni ha chiesto di preparare presentazioni PowerPoint sui neurotrasmettitori; ha salvato le presentazioni e le ha pubblicate sul social network, rinviando a esse come fossero una guida di studio. “Il grande vantaggio è che i ragazzi possono essere autori, possono aggiungere link e immagini e commenti” ha detto la Domanico, che insegna alla Jolla Country Day School, nella Contea di San Diego. “Ha dato loro maggiori risorse e ha reso il loro studio un po’ più interessante”.
La parte più difficile è trovare il tempo di sperimentare nuovi strumenti tecnologici, dicono molti insegnanti. Alcuni utilizzano siti come Facebook e Ning per aggiungere nuove dimensioni alle loro lezioni, per fornire un forum digitale agli studenti, per caricare e distribuire compiti, per creare reti con altri insegnanti e condividere informazioni con i genitori e la comunità. Anzi: gli educatori costituiscono la più grande categoria di utenti di Ning, ha detto Christina Lee, direttore marketing della società.
Si segnala che Facebook ha pubblicato una guida per educatori su come utilizzare i social network per migliorare l’apprendimento. Agli insegnanti viene raccomandato di non accettare richieste di amicizia da studenti ma, piuttosto, di creare gruppi e pagine: tali funzionalità consentono infatti di condividere i contenuti con gli studenti con vari gradi di privacy.
Per i fautori dell’utilizzo del social networking a fini educativi c’è un ulteriore incentivo. L’anno scorso, il dipartimento dell’istruzione degli Stati Uniti ha pubblicato una sua guida di educazione tecnologica, che comprende una proposta per utilizzare il social networking come piattaforma per l’apprendimento.
Il piano esorta gli insegnanti a “sfruttare le scienze dell’apprendimento e la tecnologia moderna per creare accattivanti, pertinenti e personalizzate esperienze di apprendimento per tutti gli studenti, in modo da rispecchiare la loro vita quotidiana e la realtà del loro futuro”.
Anna Maria Pani