Dopo le elezioni, quale partecipazione…

Si sono ormai conclusi gli annuali appuntamenti con le elezioni dei rappresentanti negli organi collegiali di istituto per il rinnovo dei consigli di classe, interclasse, intersezione nonché di circolo o di istituto ove previsto o necessario. Ancora una volta invece si sottace in merito agli organi collegiali territoriali mentre si è spenta ogni piccola voce di indignazione e agli ultimi spasimi di orgoglio partecipativo è seguita una triste rassegnazione nella generale indifferenza.

Quest’anno, in eccezionale controtendenza rispetto alle premesse e alle prospettive di una riforma, che appariva ormai imminente, abbiamo la testimonianza milanese che, sebbene non costituisca certo un campione significativo sul piano nazionale, è da segnalarsi non solo per la sua positività ma altresì perché capovolge tanto il dato relativo alla partecipazione quanto quello legato alla sua “tipologia di genere” con un rinnovato coinvolgimento anche dei “papà”.

Questo nuovo impulso sembra nascere dal dichiarato “momento di crisi e incertezze”.

In effetti attualmente l’impegno dei genitori nella scuola appare prevalentemente deludente o inefficace, quasi una “mission impossible” visto lo scarso riconoscimento di “cittadinanza”.

Ecco perché ci si aggrega di più nella protesta che nella proposta o quando c’è un problema rispetto che nell’ordinario quotidiano. Si è più motivati e si ha maggiori speranze di ottenere un risultato seppur minimo. La “normalità rassegnata” spegne le nostre motivazioni in una reale già tanto complesso.

E poi, quale interesse potrei avere per ciò che non conosco e mi si impedisce di conoscere?

Il richiamo alla figura manageriale, poi, da un lato riporta alla mente la composizione dei proposti “consigli di amministrazione”, dall’altro costituisce un segnale di nuove opportunità di partecipazione, in una scuola sempre più povera e destinata a un “fai da te” nella ricerca di risorse, a inventarsi nuove opportunità e fonti di “approvvigionamento”.

A tutto questo va aggiunto che è il meccanismo elettorale che stimola l’interesse e la competizione, mentre la previsione di meccanismi nominali finirebbe inesorabilmente per svuotare la democrazia di rappresentatività.

L’effetto “delega” si codifica nella legittimazione a parlare a nome di altri senza un mandato e senza opportunità di concorrere e accedere al “ricambio”.

E l’inevitabile disinteresse a partecipare rafforza chi nell’indifferenza dei più appare rappresentativo senza reale rappresentatività e per effetto del meccanismo nominale diventa sempre più distante e inconsapevole dei bisogni della base.

Recuperare la partecipazione è possibile solo attraverso organismi istituzionalizzati e funzionanti che non siano numeri per la visibilità vuota di presidenti, direttivi o consigli amministrativi né organi collegiali vuoti, strumenti inutilizzati o male utilizzati, per gli impedimenti frapposti dall’autoreferenzialità ma luoghi riconosciuti in cui essa si realizza praticamente e attivamente, occasioni di crescita e arricchimento perché ognuno mette a disposizione le proprie competenze, sul tavolino i propri bisogni, in campo azioni concrete.

Come non esiste democrazia senza parlamento così non può esserci partecipazione senza organi collegiali e senza le auspicabili consulte.

Ora il passaggio più difficile è non spegnere quegli entusiasmi, guidando l’attività dei genitori nei consigli di classe e di circolo o di istituto e fornendo loro un progetto da condividere.

Genitori in Movimento
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Per approfondire:
• Genitori in Movimento – Quali opportunità di partecipazione per i genitori nella scuola? Aspettando le elezioni, e dopo…

• Corriere della Sera.it – Elezioni a scuola, il ritorno dei genitori di Annachiara Sacchi
• Genitori in Movimento – I genitori nella scuola: realtà, opportunità, prospettive

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