Dalle arti visive a ogni altra disciplina creativa

Il “Laboratorio sulle arti contemporanee” del Liceo Tasso di Roma – nato nel 2003 per iniziativa di Fabrizio Fringuelli e mia, con il sostegno di “Brecce per l’arte contemporanea” – ha un campo d’interesse che va dalle arti visive a ogni altra disciplina creativa: musica, letteratura, cinema, filosofia. Esso si sviluppa attraverso incontri con autori, concerti, spettacoli, proiezioni di video o documenti filmici. E naturalmente c’è una parte prettamente laboratoriale in cui gli studenti provano a collaudare la propria creatività.

I video documentano due eventi del “Laboratorio”, che si sono svolti nell’Aula Magna del Liceo con la partecipazione di una nutrita schiera di autori e interpreti. Il primo, “L’Oltre-Suono”, in forma di incontro-concerto, ha presentato brani di musica elettronica e video-arte, ed è stato preceduto da lezioni in singole classi da parte di Simone Pappalardo, con esemplificazioni musicali, come introduzione ai temi della musica elettronica.

Il concerto si è tenuto il 7 aprile 2011, con Paolo Ravaglia al clarinetto basso e Paolo Rotili alla regia del suono. Si iniziava con “Birds” di Luigi Ceccarelli, per clarinetto basso e nastro: “L’idea di comporre un pezzo dove far convivere armonicamente canti di uccelli e suoni strumentali è nata all’inizio degli anni ‘90 quando, insieme alla coreografa Lucia Latour, realizzammo lo spettacolo di danza ‘Naturalmente tua’. L’intento era quello di realizzare una performance dedicata alla natura, e la musica riuniva in un unico contesto suoni strumentali e suoni di ambienti naturali. Tra questi non potevano mancare i canti degli uccelli. Questa esperienza mi ha permesso di scoprire che i suoni degli uccelli e quello degli strumenti ad ancia (singola o doppia) sono molto simili, e tra questi il timbro del clarinetto è uno dei più interessanti. Ma questa similitudine non si rivela solo nei canti degli uccelli melodici, bensì, soprattutto, nei timbri aspri delle oche o dei pappagalli, suoni nasali e corti, che si articolano spesso in variazioni ritmiche e timbriche su di una sola nota.” (Luigi Ceccarelli)

Il secondo brano in programma, di Paolo Rotili, è stato “Lembo di vento, canto del tempo”, per clarinetto basso e computer (1995, rielaborato nel 2007). L’idea sottesa a questa come ad altre composizioni di Rotili è quella di dare forma alla relazione fra natura e storia, partendo dalla semplicità di un elemento il più possibile originario, spontaneo – un respiro, una radice del suono – e facendolo dialogare, anche confliggere, con le complessità del linguaggio musicale. Un procedere poetico, aperto, che in ogni composizione si rinnova come frammento di un dialogo inesauribile.

A seguire, “Grab it!”(1999), dell’olandese Jacob TV, per clarinetto basso e Ghetto Blaster. È un esempio eloquente dello stile eclettico di questo compositore. Mette insieme materie musicali contrastanti: le voci, in forma di rap, di detenuti nelle carceri americane, e un ostentato minimalismo melodico, o ancora una serie di citazioni musicali più o meno colte, il tutto legato dalla performance acrobatica del clarinetto.

Tre brani molto diversi. Tre differenti esempi di uso dell’elettronica che, in dialogo con le sonorità speciali del clarinetto basso, assume ogni volta una fisionomia nuova.

L’uso dell’elettronica, in musica così come nella ricerca artistica, offre senz’altro un ventaglio vastissimo di possibilità.

In generale, la tecnologia sembra aver mutato radicalmente le nostre vite, prospettandoci una ricchezza di potenzialità che appare a volte quasi magica. Il nostro rapporto con il mondo, con la storia e con la natura, è cambiato. Sembra che il nostro potere si sia enormemente accresciuto, anche se continuamente dobbiamo constatarne gli effetti contraddittori. Tuttavia, al di là di questa apparenza, l’infinito ricevere nel quale pare siamo destinati a vivere, proprio attraverso la tecnologia, ci priva forse di qualcosa d’essenziale. Rischia di ridurci a una esistenza coatta, come di chi sia schiavo proprio perché tutto gli è – virtualmente – offerto ma nulla può essere realmente restituito, oppressi da un debito inestinguibile.

Rispetto a ciò, il tentativo di sviluppare una coscienza critica passa attraverso un uso “creativo” delle nuove tecniche. Utile a smontare certezze, a rovesciare prospettive, a incuneare il dubbio se esista una “povertà” migliore, in cui incarnare davvero la nostra residua umanità.

Il secondo evento, del 28 marzo 2012, è stato la proposta dell’opera multimediale “La lezione del fiume”. Su testo di Valerio Magrelli, con le musiche di Paolo Rotili e le immagini di Antonio Capaccio. Con Cristiana Arcari, voce, Simone Pappalardo, elettronica dal vivo, Paolo Ravaglia, clarinetti, Luca Sanzò, viole. In una produzione a cura di Claudia Rozio. Quest’opera nasce dalla comune passione dei tre autori per il tema poetico del fiume. È la storia di un viaggio lungo un itinerario che è insieme simbolico, storico, esistenziale. Attraverso fonti, acquedotti, argini, ponti, foci, dighe, chiuse, mulini, tracimazioni, pesci, uccelli, vegetazione. Fiumi interiori, casalinghi, corporei, ultramondani. Dal mare fino alla città. Il fiume, in questo caso – ma potrebbe essere lago o mare, bosco o monte o altro ancora – rappresenta quell’orizzonte naturale di cui tutti abbiamo bisogno. Tracciato fisico, quotidiano esperire, ma anche archetipo, memoria, nodo psichico. A volte seducente, altre volte schivo o sibillino, è il controcanto primigenio, il puntello indispensabile del nostro paesaggio interiore.

VIDEO SU YOUTUBE:
Liceo Ginnasio Torquato Tasso di Roma, Laboratorio sulle arti contemporanee (2003-2012)
L’Oltre-Suono

La lezione del fiume

Antonio Capaccio