Cosa aspettiamo ad abolire le graduatorie?
Nessuno vuole negare che il meccanismo delle graduatorie parta da una nobile intenzione. Lo scopo originario, infatti, è quello dell’equità, cioè che la persona occupi il posto giusto, in base ai suoi titoli e in base alle risultanze di concorsi ed esami. La pratica, però, delle graduatorie in Italia in questi ultimi decenni ha dimostrato che le cose non stanno così.
La legittimità a ricoprire un certo ruolo non la danno semplicemente i titoli o i concorsi. Oltretutto, mille adattamenti e correzioni hanno fatto sì che questo meccanismo delle graduatorie venisse continuamente ritoccato, fino a favorire la creazione di un vero e proprio esperto di graduatorie, capace di ottenere punti aggiuntivi determinanti ai fini del proseguimento della carriera.
In questo giorni si legge addirittura di insegnanti disposti a pagare pur di ottenere titoli buoni per far “punteggio”.
Perfino il meccanismo dei concorsi ordinari, che dovrebbe di per sé garantire l’oggettività dell’assunzione, meccanismo richiamato dalla Costituzione, ha dimostrato di essere quanto meno discutibile, e questo lo si è visto particolarmente nell’ultimo concorso di dirigente scolastico, ma non solo.
Insomma, occorre individuare un nuovo dispositivo che, da una parte, tuteli i diritti acquisiti delle persone, ma consenta anche di giudicare se uno davvero occupa giustamente quel posto di lavoro.
Questo giudizio può farlo solo chi vede un insegnante in azione, chi è vicino a lui, non le carte.
In questo senso il dirigente scolastico, importante trait d’union tra l’istituzione e le famiglie che mandano i loro figli a scuola, può essere l’unico in grado di verificare l’effettiva competenza dell’insegnante.
Va quindi sostenuta la lotta di quanti, per esempio Valentina Aprea, intendono proporre gli Albi Regionali del personale, al posto delle vetuste graduatorie.
I dirigenti scolastici dovrebbero poter attingere a questi Albi. Nello stesso tempo dovrebbe essere garantita la continuità didattica, e limitata la mobilità dei docenti, che assume in Italia proporzioni preoccupanti.
Rendiamoci conto che la persistenza delle graduatorie ha portato solamente ad arricchire gli avvocati e moltiplicare i sindacati.
Invece, appoggiamo un sistema diverso di reclutamento degli insegnanti, in cui il tirocinio e la presenza sul territorio, nonché meccanismi di valutazione degli operatori, assicurino un livello di qualità di istruzione più alto al nostro paese.
Se lo scopo finale è la chiamata diretta da parte del dirigente scolastico, questo deve pur avvenire attraverso una serie di fasi e di correttivi, che limitino l’arbitrarietà e l’estemporaneità della scelta. Credo di poter spiegare e riassumere il mio pensiero con un esempio tratto dal mondo del calcio. Se un allenatore sbaglia a selezionare i suoi giocatori, deve cambiare tattica. Se la tattica è sbagliata, la sua squadra continuerà a perdere. Se i giocatori non sono motivati, anche se sono tra i giocatori più celebrati e valutati del mercato, essi non faranno una squadra, quindi non raggiungeranno gli obiettivi.
Rendiamoci conto di questo, quindi: è troppo importante che i nostri ragazzi raggiungano l’obiettivo, e abbiano insegnanti che sappiano davvero insegnare, motivati e legati all’istituzione scolastica. La formazione degli alunni è fondamentale, tutto il resto deve passare in second’ordine, anche le graduatorie.
Luigi Gaudio