Il colore dell’innocenza
Il nostro è un mondo che, nel troppo rumore, ha perso la capacità di ascoltare la musica, di scoprire nelle piccole cose il segreto della semplicità e del silenzio. Un mondo che vive o sopravvive alla libertà del pensiero e al diritto della diversità. Ci sono troppi colori che nascono e muoiono nel tempo di uno sguardo, farfalle colorate destinate a scomparire nel buio di giornate sempre grigie. Giovani sempre più uguali con la corazza dell’indifferenza e dell’anarchia che non temono il presente e negano il futuro, non conoscono il linguaggio delle emozioni e dei sentimenti perché nutriti dalle immagini e dalla virtualità di un mondo irreale. Ci sono storie di solitudine che sono frammenti sparsi di una vita incompiuta, metamorfosi dolorosa che spegne il coraggio e la voglia di reagire. La morte è, per assurdo, il nulla che dà significato alla vita quando un vestito colorato diventa il simbolo della diversità perseguitata e dileggiata. L’innocenza è una virtù sconosciuta a molti, appartiene ormai a un mondo lontano dove le frontiere e i pregiudizi sono macchie di un retaggio antico, un mondo che forse solo nelle favole trasforma il male e l’ingiustizia in un percorso a lieto fine.
Il colore dell’innocenza si tinge a volte di rosso penetrando con forza nell’indifferenza, facendo nascere nelle menti assopite domande sul valore e il significato della vita, unica e insostituibile ricchezza che troppo spesso viene derisa e calpestata. Il coraggio di farla finita è un grido soffocato, una voce che lascia dietro di sé i segni incancellabili della paura e della solitudine. In una società civile la diversità è ancora e purtroppo emarginazione e isolamento, povertà di risorse che sembrano essere state cancellate dai beni materiali e dal consumismo dei sentimenti.
Per A. e tanti altri, sommersi dalla solitudine e dall’incapacità di difendersi da un mondo ostile ed omologato, c’è ancora la speranza che il colore bianco dell’innocenza diventi una bandiera dai mille colori perché ogni fiore ha il diritto di non essere calpestato e di vedere crescere, forti e rigogliose, le proprie radici.
Laura Alberico