Anch’io farò la prova Invalsi!
Dobbiamo riconoscere che buona parte degli insegnanti della scuola pubblica italiana non ripone grande fiducia nei meccanismi di valutazione del sistema scolastico predisposti dall’Invalsi, l’Istituto di valutazione del sistema scolastico italiano, appunto, riconosciuto ormai da una legge nazionale.
Quest’anno l’Invalsi, nel mese di maggio, somministrerà prove di verifica di Matematica e Italiano agli alunni della scuola del primo ciclo (II e V primaria e I e III secondaria di primo grado), insieme a un questionario socio-ambientale, i cui esiti avranno la presunzione di misurare lo stato di salute del nostro sistema scolastico. L’invito che viene rivolto alle scuole è quello di predisporre prove di verifica simulate affini alle prove Invalsi precedenti, per fare in modo che gli alunni sappiano leggere e comprendere i quesiti, in situazione, senza molte difficoltà.
Tutti sappiamo che gli esiti di queste prove, un tempo ritenute sperimentali, potranno condizionare l’idea di una scuola dell’obbligo pubblica democratica e popolare e, consequenzialmente, gli interventi di politica scolastica che potranno essere adottati nei prossimi anni. Ebbene, tutti auspichiamo una scuola di qualità che valorizzi il “merito”, però, nello stesso tempo, è fondamentale che la scuola divenga, innanzitutto, scuola delle pari opportunità, dando spazio effettivo, e non formale, ai processi di inclusione e di integrazione , specie dei discenti più deboli.
In presenza di risultati negativi, rispetto ai parametri Invalsi, ancora una volta si dirà che le scuole del Meridione d’Italia e delle Isole non sono all’altezza delle realtà scolastiche del Centro e del Nord Italia. Saranno chiamati in ballo gli insegnanti meridionali, le loro metodologie di insegnamento obsolete, l’assenteismo ecc.
I giornali, la Rai, Porta a Porta, finalmente potranno parlare di scuola, se chiudere certe scuole oppure licenziare in massa il personale della scuola. I salotti televisivi ospiteranno politici della Lega e company che si vanteranno di avere, lì nel Nord, scuole efficienti, scuole di qualità, al passo con le scuole della Finlandia, chiederanno di regionalizzare le scuole, di farle diventare aziende, con tanto di consiglio di amministrazione, che finalizzino le scelte e gli interventi di politica scolastica al principio del Marchese del Grillo “Io sono e voi non siete un c…o”.
L’appello che faccio agli insegnanti, innanzitutto a me stesso, è quello di rimettersi in gioco.
Nei dipartimenti si dia spazio alla elaborazione e definizione di nuove metodologie di insegnamento-apprendimento, per fare in modo che in classe si sperimentino nuove attività comuni più coinvolgenti ed efficaci ai fini della comprensione e dell’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze.
Nella predisposizione dei compiti in classe e delle verifiche in itinere non si adottino due percorsi di valutazione distinti: la valutazione classica (come si è sempre fatto) e la valutazione tipo Invalsi-Ocse-Pisa.
Un tal modo di procedere delle scuole può disorientare i nostri alunni rispetto alle prove-tipo strutturate dall’Invalsi.
A conclusione del primo ciclo, per esempio, non ha senso sottoporre gli alunni alla prova d’esame d’istituto, (diversificandola nei modi, nei metodi e negli obiettivi, rispetto alla prova Invalsi) strutturandola secondo il metodo classico, senza tener conto cioè dei percorsi di rinnovamento metodologico che in questi anni sono stati compiuti da moltissime scuole.
In conclusione, auspico che nei dipartimenti di Matematica, di Scienze e di Italiano si elaborino e si adottino nuove strategie di insegnamento-apprendimento e di verifica-valutazione, in sintonia con i metodi di verifica-valutazione proposti dall’Invalsi e dagli organismi internazionali, tipo Ocse-Pisa.
È indubbio che la ricerca di unità di intenti in ambito didattico-valutativo da parte degli insegnanti potrà avvenire solo in presenza di un atteggiamento di umiltà di ognuno, che preveda un dialogo autentico, sereno e costruttivo.
Saverio Fanigliulo