A scuola di dislessia
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione la nota del MIUR del 1° ottobre 2012 che, a seguito del protocollo d’intesa MIUR-FTI-AID, prevede la predisposizione di un ambiente di formazione on line per docenti referenti per la dislessia. Lo scopo di tale ambiente è quello di “individuare precocemente gli alunni in difficoltà e di fornire un assessment valutativo per i casi con difficoltà persistente”. Potrebbe essere uno strumento utile per consentire a tutti i docenti di misurarsi con le problematiche legate ai disturbi specifici di apprendimento e di “ripensare” la propria didattica alla luce delle nuove acquisizioni.
Purtroppo ancora oggi, nonostante la legge 170/2010 sia legge dello Stato, nonostante la Consensus Conference DSA / P.A.A.R.C. 2011, e le Linee Guida in materia di DSA, troppi docenti ignorano cosa sia un disturbo specifico di apprendimento. Molti banalizzano il problema affermando che dietro un alunno dislessico c’è solo troppa enfasi nel volerlo dispensare dal leggere, dallo scrivere e dal far di conto. In realtà l’eziologia del disturbo parla chiaro. Il disturbo è di natura neurobiologica e non può essere affrontato né tantomeno superato con l’ausilio della sola buona volontà tanto osannata dai colleghi di ogni ordine e grado di Scuola. È ora di capire come stanno le cose, è ora di cominciare a formarsi su queste tematiche che interessano una percentuale sempre più elevata di alunni, è ora di iniziare lo screening sin dalla Scuola dell’Infanzia, con laboratori fonologici, analisi della direzionalità, del linguaggio, della coordinazione… per poter almeno attenuare i disturbi che l’alunno dislessico sarà costretto a sopportare per il resto della sua vita scolastica e non solo. Le proposte formative su tutto il territorio nazionale sono innumerevoli e tutte di altissimo livello. L’iniziativa di formare un gran numero di docenti è interessante ed è iniziata nel marzo scorso in collaborazione AID/Telecom col progetto “A scuola di dislessia” formazione in presenza e online. Sicuramente è un modo per tenersi aggiornati e ampliare le nostre conoscenze, fermo restando che quello che a tutti noi docenti servirebbe un cambiamento radicale di rotta.
La formazione è un processo permanente più che un prodotto, un sistema di gestione integrato atto a migliorare le prestazioni a livello individuale, di gruppo, organizzativo. Sono convinta che non è sufficiente partecipare o attivare un solo corso di formazione per assolvere al compito di colmare il bisogno formativo sia personale sia “aziendale”; credo, allora, che sia indispensabile progettare più momenti formativi rivolti a tutto il personale docente di ogni ordine e grado che tengano conto della realtà individuale di tutti e che seguano diverse fasi:
– individuazione delle necessità formative (attività di tipo diagnostico);
– analisi dei bisogni, programmazione di altri interventi formativi;
– realizzazione di un programma di attività (che fornisca, oltre alla formazione, strumenti e mezzi operativi, elenchi di strumenti compensativi e misure dispensative da calibrare ad hoc);
– creazione di sinergie con le altre Agenzie educative del territorio, scuole, comuni, associazioni sportive;
– creazione di una rete di scambi;
– maggiore utilizzazione dei mezzi di informazione per sensibilizzare tutta l’opinione pubblica sulle iniziative inclusive e di supporto attivate sul proprio territorio;
– valutazione dei risultati.
Sono certa che promuovere stili di insegnamento più consapevoli, una maggiore sensibilità e conoscenza del problema, possa costituire un punto di partenza essenziale e irrinunciabile per garantire il successo formativo a tutti i livelli della formazione. Spero davvero che noi insegnanti possiamo riscoprire e rivalutare le risorse personali di cui potremmo essere portatori.
Lotta all’ignoranza dunque, agli stereotipi e ai sin troppo scontati pregiudizi che ci ingabbiano in quei dannosi luoghi comuni che contribuiscono soltanto ad arrestare il processo evolutivo di cui ormai la comunità educante e i nostri alunni hanno bisogno. Questo contributo vuole riuscire a gettare un sassolino nell’ampio oceano della formazione, affinché riesca a generare tanti cerchi concentrici sempre più ampi su cui riflettere.
Laura Mazzone