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L’esperienza del concorso musicale ‘Talenti Speciali’

Pubblicato il: 02/05/2016 16:38:39 -


Studenti con bisogni educativi speciali nei gruppi di musica di insieme del Liceo Musicale: cambiare le regole per realizzare una inclusione reale.
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I licei musicali e coreutici esistono in Italia solo dal 2010 e la loro istituzione prevedendo lo studio di specifiche materie d’indirizzo, ha generato nuovi bisogni nell’ambito della didattica speciale.

Ho iniziato a lavorare come docente di sostegno, al liceo musicale Regina Margherita di Palermo, nel 2013 e, sebbene fossi insegnante specializzata già da dieci anni, ed avessi studiato musica in conservatorio, non avevo alcuna esperienza nella didattica speciale musicale. La maggior parte delle materie (italiano, matematica, arte, storia ed altre) implicavano strategie per l’inclusione abbastanza note, la didattica musicale speciale richiedeva competenze ancor più specifiche, da acquisire, da scoprire.

In Italia gli insegnanti di sostegno, nel loro percorso di formazione, studiano come sviluppare le capacità di lettoscrittura dell’italiano o delle lingue straniere, ma non è ancora disponibile formazione accademica nel campo della ‘lettoscrittura musicale’.

Gli studenti che frequentavano il liceo musicale, quando ho iniziato a lavorarvi, avevano diagnosi di autismo, disturbo del linguaggio, deficit dell’attenzione, ritardo mentale e uno era ipovedente. In tale contesto, da subito mi sono resa conto che le strategie di didattica musicale speciale coinvolgevano due livelli: lo studio per la performance individuale e lo studio per una performance di gruppo.

Gli studenti con bisogni educativi speciali hanno necessità di tempi diversi e spesso più lunghi del resto della classe. In alcuni casi, nonostante abbiano grandi doti musicali non riescono a leggere la musica scritta, inoltre hanno problemi di comunicazione e di socializzazione che creano una reale barriera per l’interazione.

Generalmente nelle performance di musica di insieme gli studenti migliori vengono messi in evidenza, mentre quelli che hanno meno talento hanno un ruolo più marginale, e dialogare musicalmente in un gruppo è una delle competenze più difficili da acquisire, in particolare per studenti con bisogni educativi speciali; ma, allo stesso tempo, la performance di musica di insieme è una delle occasioni più efficaci per realizzare una attività didattica realmente inclusiva.

L’idea di organizzare un concorso musicale è nata da un’idea più semplice e da un espediente. Il concorso è aperto a scuole pubbliche e private, a qualsiasi tipo di gruppo musicale, caratterizzato da poche regole fondamentali: non era consentita l’esibizione a solo e almeno uno dei componenti doveva essere uno studente con bisogni educativi speciali.

Una didattica musicale inclusiva risulta efficace solo se si cambiano e si ribaltano le regole di una performance musicale di musica di insieme. Il livello di riferimento del gruppo non deve essere quello dello studente più bravo della classe, ma quello dello studente con bisogni educativi speciali. Gli insegnanti non dovrebbero avere come obiettivo la proiezione di ciò che vorrebbero i loro studenti fossero, ma dovrebbero tenere conto delle reali abilità che loro hanno.

Uno dei casi più interessanti è stata un’alunna autistica non verbale della nostra scuola che, nonostante i deficit di linguaggio, suona e canta molto bene, perfino in inglese. La sua esibizione al pianoforte all’interno di un gruppo è stata organizzata da una docente, adoperando uno spartito semplificato di un pezzo più elaborato. L’alunna si avvaleva del peer tutoring di una compagna di scuola che aveva imparato la sua parte perfettamente al fine di essere in grado di aiutare nel caso in cui l’alunna con bes si fosse emozionata o confusa. La compagna di scuola aveva anche il ruolo di suggerire con un gesto supplementare, l’attacco musicale: un tocco con le dita, sarebbe stato il segnale per iniziare a suonare. Il resto del gruppo ha suonato il pezzo cambiando leggermente il tempo in itinere: l’attenzione del gruppo era infatti focalizzata sulla ragazza autistica e non sul direttore. A seconda della sua esecuzione il tempo del pezzo poteva essere rallentato o accelerato.

Il secondo pezzo in cui la ragazza era coinvolta era più semplice. Si trattava di un duo in cui lei cantava e una compagna suonava al piano. La scelta del pezzo era pervenuta spontaneamente dalla alunna autistica: era una delle sue canzoni preferite e lei era solita cantarla in classe, mentre una compagna l’accompagnava. Questa alunna veniva dalla Turchia ed era in Italia per un anno di studio all’estero dal mese di settembre. Nonostante avesse una conoscenza limitata dell’italiano e l’altra alunna fosse non verbale, non c’è stata una barriera alla comunicazione che limitasse l’esecuzione. La performance artistica è stata quasi perfetta e migliore della prima: l’alunna ha cantato senza interruzioni e l’esecuzione si è rivelata più intima e toccante.

Una ensemble che ha preso parte al concorso era un trio di percussioni in cui uno dei componenti era autistico. La giuria del concorso era composta da una professoressa del Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo, una psicologa, due insegnanti con specializzazione di sostegno e diplomati in musica ed un insegnante di musica di insieme. Ero l’unica componente in possesso di tutte le informazioni sugli studenti rispetto al resto della giuria che non era informato di quali fossero gli studenti con bisogni educativi speciali. Nella maggior parte dei casi la giuria non era in grado di distinguere gli studenti con bes da quelli normodotati. La performance del trio è stata eccellente ed il gruppo ha vinto il primo premio rivelandosi ….il migliore esempio di speciale normalità.

La seconda edizione del concorso si terrà dall’11 al 13 maggio; ha carattere nazionale e parteciperanno licei musicali dalla Toscana, dal Lazio e dalla Campania. L’organizzazione del concorso può essere considerato una buona pratica nell’ambito della didattica inclusiva nel contesto dei Licei musicali. Lo scopo principale non è realizzare una performance perfetta, ma perseguire l’obiettivo di una integrazione completa degli studenti con bes. Uno dei migliori risultati è l’atmosfera entusiasta sia tra gli studenti che tra gli insegnanti, per tutto il periodo della preparazione.

Il concorso di per sé è solo uno step dell’attività didattica attuata nell’arco dell’anno scolastico. In questo senso non sono incrementate solo le abilità musicali, ma anche quelle sociali con conseguente miglioramento della sensibilità, della identità degli adulti, della stima in se stessi e della flessibilità. Questa attività è particolarmente motivante sia per i docenti di musica che per quelli specializzati ed incrementare la motivazione nei docenti di musica di insieme significa creare competizione tra lo staff di tutta la scuola non per vincere un premio, ma per trovare strategie inclusive. In verità, il piacere della vittoria non è il premio in sé, che consiste in strumenti didattici per la scuola, ma nella soddisfazione che deriva dall’avere realizzato, in sinergia tra tutti gli attori coinvolti, una speciale normalità.

Per approfondire:

Ianes, D. (2006) La speciale normalità. Strategie di integrazione e inclusione per le disabilità e i Bisogni Educativi Speciali, Erickson, Trento.

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Vita Grazia Santangelo

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