Una comunità ospitante?
Nel giugno scorso si è svolto, presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, il seminario “Scuole di nuova generazione” promosso dall’Associazione Italiana di Sociologia. La giornata è stata organizzata in occasione della pubblicazione del quarto volume della rivista «Italian Journal of Sociology of Education» intitolata “School, migrants and new generation”. Durante l’incontro sono stati presentati studi, analisi e ricerche sull’inclusione dei giovani migranti in Italia, ed è stato dato ampio spazio al racconto di chi opera nelle scuole “piene di stranieri” nelle principali realtà urbane italiane: da Roma a Torino, da Milano a Genova e Reggio Emilia. Presidi e insegnanti hanno presentato il proprio lavoro articolando l’intervento in tre punti:
1) presentazione della scuola (dati relativi alla presenza di alunni con cittadinanza non italiana, anche in una prospettiva diacronica),
2) descrizione del modo in cui la scuola ha organizzato le risorse interne,
3) collegamenti con istituzioni, enti e associazioni territoriali.
In qualità di responsabile di plesso, delegata dal Dirigente Scolastico, ho presentato l’Istituto Comprensivo Daniele Manin nella sua composita articolazione:
• una scuola dell’infanzia di 6 sezioni,
• due plessi di scuola primaria per un totale di 24 classi,
• due sedi di scuola secondaria di primo grado formate da 4 sezioni
• un Centro Territoriale Permanente (CTP-EDA) che accoglie più di 3.000 iscritti l’anno e si occupa dell’Educazione degli Adulti.
L’istituto, che ha quattro sedi, è situato nel cuore dell’Esquilino, quartiere multietnico limitrofo alla Stazione Termini. Si tratta di un territorio centrale (primo municipio), abitato da famiglie italiane con connotazioni sociali diverse (impiegati, professionisti, artisti, operatori del servizio sociale ecc.) e da molte famiglie migranti, provenienti da vari paesi del mondo. Specchio della realtà del quartiere, il nostro istituto ospita un’alta densità di bambini con cittadinanza non italiana e, con oltre il 50% di alunni migranti, si configura come realtà polarizzata.
Gran parte dei cosiddetti bambini “stranieri” è nata in Italia, si tratta di alunni che, non avendo vissuto un’esperienza migratoria, appartengono socialmente e culturalmente al contesto ospitante: nella maggior parte dei casi sono iscritti fin dall’infanzia nelle scuole italiane e insieme alle loro famiglie frequentano i luoghi della socializzazione in cui si costruiscono rapporti e relazioni. Al tempo stesso, gli alunni di seconda generazione vivono una socialità molto intensa con il gruppo di provenienza. Quindi, appartenendo simultaneamente a più culture, possiedono un bagaglio identitario multiplo, comprensibile in termini di stratificazione non sommativa ma reticolare di saperi, esperienze, pratiche, ascolti e racconti e sono capaci di negoziare, ridefinendoli costantemente, i diversi codici culturali.
Il confronto delle percentuali relative al settore dell’infanzia e della secondaria di primo grado dimostra che il nostro istituto sta gradualmente riconquistando la fiducia del quartiere. Sono infatti sempre di più quelle famiglie italiane che iscrivono i propri figli alla scuola elementare Di Donato scegliendo un contesto educativo multietnico. La Di Donato viene preferita perché è sempre più evidente a un’utenza attenta che è proficuo investire sull’educazione dei propri figli laddove la differenza si costituisce come elemento caratterizzante la comunità scolastica.
La Di Donato è sede del Polo Intemundia, progetto dell’Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Roma, cui partecipano Comune, Municipio, scuola e associazione capofila, e ospita durante l’intera giornata una molteplicità di attività ludiche, ricreative, sportive e culturali che, rivolte a tutto il territorio, hanno come finalità l’integrazione e il supporto sociale. Inoltre, grazie all’attivazione di iniziative gratuite di sostegno alle famiglie (dal pre-scuola ai corsi di italiano alle donne e alle mamme migranti, dal post-scuola agli sportelli di assistenza psicologica), la Di Donato è diventata una vera e propria arteria dell’Esquilino e vive ormai in osmosi con il quartiere, i cui abitanti animano quotidianamente il cortile.
A partire da quest’anno il nostro istituto ha firmato una convezione con il Dipartimento di Studi Orientali dell’Università “La Sapienza” per l’attuazione del progetto “Italiano per tutti” coordinato da Francesco De Renzo, docente di Didattica delle lingue moderne. Il progetto prevede un’attività di tirocinio da parte di studenti universitari del corso specialistico. L’elemento fortemente innovativo di questa operazione consiste nel fatto che i ragazzi, studenti di lingua orientale, affiancano gli alunni appartenenti al gruppo culturale che stanno studiando. Questo elemento ha innescato un virtuoso meccanismo di riconoscimento che ha molto incoraggiato e rassicurato i nostri alunni, che in questo modo vedono valorizzata la propria cultura.
L’obiettivo del nostro lavoro è quello di aprire a piani di conoscenza misti e contaminati, al fine di superare nelle pratiche di incontro e dialogo interculturale il paradigma legato alla nozione di tolleranza a favore di quello del reciproco riconoscimento.
La scuola intende così costituirsi come spazio educativo entro il quale ci si possa sentire radicati e al tempo stesso proiettati verso il futuro e verso una nuova idea di cittadinanza.
Per approfondire:
• L’esperienza della scuola elementare “Di Donato” in dettaglio
Miriam Iacomini