Claudio e l’insegnante di sostegno
Le riflessioni, accompagnate da una ben nota ironia (che parte dall’autoironia) di Claudio Imprudente e degli altri autori presentati in questo Speciale in PDF intitolato “A scuola di integrazione”, permettono di scrivere qualche annotazione sull’esperienza di quel ruolo che chiamiamo “insegnante di sostegno”.
Sarebbe bello, e la stessa vicenda di Claudio può capirne il senso e la possibilità, che si delineasse un percorso: dal sostegno al Sostegno diffuso, ovvero da un bisogno assunto da una sola figura che deve mediare con altri, al bisogno assunto direttamente dal soggetto disabile, che vive gli aiuti degli altri sapendone valutare l’apporto. Con il “Sostegno Diffuso” tutti gli insegnanti operano sia con il gruppo classe sia con gli alunni disabili. E anche i coetanei possono essere “sostegni”: con la convivenza concreta, continua e significativa nella classe e con i compagni considerata come contesto e supporto indispensabile per la qualità degli apprendimenti di tutti gli alunni (disabili e non).
L’insegnante specializzato per il sostegno all’integrazione rimane il referente del progetto inclusivo, anche per gli eventuali Educatori sociali, utili per andare oltre il tempo scolastico, e anche per le situazioni che vengono sovente definite “gravi” e che preferiamo chiamare “a diagnosi complessa”.
Diventa importante il tutorato. Ora, su questo termine ‘tutore’o ‘tutor’, bisogna fare una certa chiarezza. Innanzitutto si può parlare di tutor junior quando ci riferiamo a quei coetanei, per esempio nell’ambito scolastico, che svolgono un compito di guida. La parola ‘tutore’ ha come traduzione anche il termine ‘guida’, dal latino tutor tutoris, derivato da tueri che significa proteggere, difendere, ma anche guidare, curare, quindi aver cura di. Anche il coetaneo può svolgere questo compito, quindi avere un ruolo di guida, e lo fa da coetaneo; ed è quello che chiamo tutor junior.
Vi sono poi delle figure professionali che chiamo tutor senior – seniores se siamo al plurale – e che hanno compiti di guida più complessa, più duratura.
Vi sono poi i tutor aziendali che sono i punti di riferimento all’interno di un’azienda e vi sono i tutori sul piano giuridico. La tutela si esercita per un’indicazione che viene data, per esempio, dal Tribunale. Riferendomi ai tutor seniores credo che sia utile fare una distinzione – suggerita da qualche studioso – tra un’attenzione alle funzioni elementari e una alle funzioni superiori. Vi sono persone che avranno bisogno per un certo numero di anni – forse anche per tutto il loro percorso di vita – di avere qualcuno che le guidi nelle funzioni elementari che fanno parte dell’organizzazione quotidiana e che diventano anche la possibilità di percezione-azione, di reazioni nel contesto, di capacità corporee, di igiene ecc., di organizzazione del tempo della giornata quotidiana. Vi sono persone che invece hanno bisogno di questo in una misura molto modesta e sono soprattutto bisognose di un’attenzione alle funzioni più elaborate che chiamiamo funzioni superiori. Hanno quindi bisogno di organizzare periodicamente la comprensione di quello che sta accadendo loro, di capire gli aspetti sociali della loro attività – le cognizioni sociali –, di capire le possibilità che possono avere, di fare assieme al tutor senior delle esplorazioni ipotetiche; di ricordare, per esempio, che gli anni passano, che non hanno più la stessa età che avevano quando è cominciato un certo lavoro, un certo percorso, e di avere quindi le informazioni, i ragionamenti, la razionalizzazione della loro vita, e della vita dei loro cari, del loro gruppo familiare, perché ci sia sempre una presenza costante non realizzata attraverso introspezione e intrasoggettività ma più intersoggettiva. Tutto questo è possibile farlo con una persona che segua costantemente: il tutor senior.
Queste indicazioni ci fanno capire come il tutorato possa avere delle organizzazioni costanti di accompagnamento. L’accompagnamento ha luogo attraverso una composizione continua di istanze istituzionali, di collegamenti tra le istituzioni in cui le diverse istituzioni devono compiere il loro dovere, in cui è difficile ragionare nella logica della sussidiarietà perché è troppo giovane come termine e quindi rischia di essere presa come una parola che significa confusione più che possibilità di congiuntura delle azioni istituzionali che tengono conto della realtà del momento di ogni istituzione. E, soprattutto nel rapporto tra le varie istituzioni, vi è una pervasività del linguaggio economico che rischia di essere assunto come l’unico che interessa.
Il profilo dei sostegni per il funzionamento adattivo e per le capacità adattive riguarda diverse funzioni e diverse attività del soggetto. Possiamo indicare i sostegni:
• per la comunicazione
• per le abilità sociali
• per l’uso delle risorse comunitarie
• per la salute e la sicurezza
• per le cure personali
• per le competenze domestiche
• per l’autonomia.
Vi sono delle indicazioni di sostegni che possono essere elencati in questa maniera:
• operatori
• altre persone
• tecnologie
• servizi
• assistenza sanitaria
• programma scolastico individualizzato (e si badi bene, non individuale)
• amicizie
• sostegni economici
• tutorato aziendale
• aiuti familiari
• servizi comunitari
Concludendo: tra tagli e cattive controriforme, dobbiamo trovare la voglia e la forza di pensare. Questi scritti ci aiutano. Grazie!
Scarica lo speciale in PDF “A scuola di integrazione”.
Andrea Canevaro