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Terzo settore e apprendimento permanente

Pubblicato il: 14/12/2024 11:18:29 -


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E’ di questi giorni l’evento che ha ricordato la nascita del Forum del Terzo Settore nel 1994: sono stati trent’anni in cui il mondo del volontariato, della promozione sociale, del civismo attivo e dell’economia no profit è fortemente cresciuto fino a ottenere il riconoscimento istituzionale del proprio ruolo attraverso la riforma del 2016.

In tutti questi anni l’impegno del Terzo Settore per l’affermazione del diritto all’apprendimento permanente è stato costante, sia sul piano politico per la costruzione del sistema, sia sul piano dell’azione diretta per realizzare contesti di apprendimento per la popolazione adulta.

Le attività formative e culturali del Terzo Settore sono parte dell’ampia offerta formativa che si realizza in contesti di apprendimento non formali. In Italia la partecipazione degli adulti alle attività formative è inferiore alla media europea e avviene soprattutto in contesti non formali. Ciò vale soprattutto per gli anziani per i quali l’offerta formativa e culturale del Terzo Settore gioca un ruolo fondamentale. 

L’offerta formativa e culturale del Terzo Settore rivela maggiori capacità di intercettare i soggetti più fragili, quella domanda formativa debole, spesso definita anche tacita per la tendenza all’autoesclusione dalle opportunità di apprendere dei soggetti con bassi livelli di istruzione. Sono spesso le organizzazioni di volontariato e di promozione sociale che riescono a motivarli all’apprendimento integrando le prestazioni sociali con l’offerta culturale, la socialità con attività formative flessibili e basate su metodologie non frontali e interattive.  

Questa capacità di mettere al centro la persona che apprende, i suoi bisogni e suoi interessi, è riconosciuta nell’accordo raggiunto nel 2014 in Conferenza Unificata Stato Regioni sulla costruzione delle Reti Territoriali per l’Apprendimento Permanente in cui si afferma che “l’offerta formativa non formale arricchisce i contesti sociali e culturali territoriali, svolgendo un ruolo specifico e non sostituibile che integra l’offerta formale”. 

Un ruolo ora rafforzato dalla possibilità di riconoscimento delle competenze sviluppate attraverso l’attività di volontariato ottenuta con il decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 9 agosto scorso, anche a seguito della campagna del Forum del Terzo Settore  “NOI+. Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato”.

Diversamente dalla filantropia che agisce nella sfera privata, l’impegno del Terzo Settore, alla luce del principio di sussidiarietà introdotto nella Costituzione nel 2001, rappresenta una delle forme della cittadinanza attiva: agisce nello spazio pubblico in quanto autonoma iniziativa dei cittadini per l’interesse generale. La stella polare è l’art.3 della Costituzione: un impegno continuo di partecipazione politica, sindacale e di volontariato per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Un’azione ininterrotta di cambiamento del presente stato delle cose che deve necessariamente connettersi con l’apprendimento permanente, con il sapere necessario per mettere in atto azioni di solidarietà e con il sapere che nasce dall’esperienza stessa del volontariato. Mentre il populismo cerca il consenso proponendo soluzioni finte a problemi veri, l’esercizio attivo della cittadinanza presuppone la conoscenza dei problemi e le competenze per risolverli perché contano i risultati ottenuti e l’effettiva capacità di incidere positivamente sulla realtà. 

Il diritto ad apprendere in tutte le età della vita è alla base del ruolo progressivo che il Forum del Terzo Settore intende giocare attraverso la riforma, non sostitutivo del ritrarsi del perimetro welfare pubblico, ma capace di promuovere la partecipazione attiva delle persone e delle comunità per co-programmare e co-progettare azioni di innovazione e qualificazione delle politiche sociali e territoriali.

L’impegno del Terzo Settore per l’apprendimento permanente gioca un ruolo essenziale anche nelle politiche per l’invecchiamento attivo.

La rivoluzione demografica in corso impone una nuova visione delle età della vita: la fase post lavorativa non può più essere considerata come inattiva, un periodo di vuoto riempito solo dai modelli agiti dalla silver economy in cui prevalgono consumismo e giovanilismo fittizio.

Invecchiamento attivo significa pensare e sperimentare la possibilità di uno sviluppo umano che continua nelle diverse età che possono sempre essere vissute attivamente. 

La vita attiva è dialettica tra pensiero e azione, è interazione sociale, è apprendimento, anch’esso non più relegabile alla fase iniziale della vita, né riducibile esclusivamente a risorsa per l’occupabilità.

L’apprendimento è, invece, essenziale per il “pieno sviluppo della persona umana” e per la sua realizzazione in tutte le età della vita. Invecchiare crescendo è possibile se continua l’apprendimento delle conoscenze e delle competenze necessarie per rinnovarsi costantemente e  per vivere in un mondo che cambia sempre più in fretta.

Una rete nazionale come Auser, specializzata nell’invecchiamento attivo, è, per queste ragioni, impegnata a diffondere contesti in cui si coniugano socialità, volontariato e apprendimento permanente al fine di promuovere il benessere fisico e mentale degli anziani rendendoli protagonisti dello sviluppo della comunità.

La riforma del Terzo Settore introduce il principio di amministrazione condivisa che, in campo educativo sta sviluppandosi attraverso la diffusione di patti educativi territoriali: accordi realizzati dalle autonomie locali con le istituzioni educative e i soggetti del terzo settore per contrastare la povertà educativa e a migliorare le opportunità educative di tutti. 

Lo strumento dei patti educativi può essere utilizzato per contrastare l’analfabetismo funzionale e per aumentare la partecipazione degli adulti alle attività formative, costruendo reti territoriali per l’apprendimento permanente.

Una via per costruire dal basso quei sistemi integrati territoriali che la legge 92/2012 indica come essenziali per l’esercizio effettivo del diritto all’apprendimento permanente.

 

Fabrizio Dacrema, responsabile nazionale Auser Cultura e responsabile apprendimento permanente Forum nazionale Terzo Settore

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