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Clotilde Pontecorvo: un ricordo

Pubblicato il: 07/11/2022 10:12:47 -


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Clotilde Pontecorvo è scomparsa sabato scorso 5 novembre. Da giorni malata, ha concluso la sua esistenza continuando a ragionare insieme ad amiche e colleghi/e su progetti futuri.

Fare ricerca con gruppi di lavoro su temi socialmente rilevanti per la scuola e con gli insegnanti è stata certamente la cifra che l’ha caratterizzata.

Sin dalla fine degli anni sessanta dello scorso secolo si impegnò con un gruppo di fisici, biologi e matematici della Sapienza e con docenti di scuola primaria nella sperimentazione di un curricolo integrato per la scuola di base. Nel corso di quella sperimentazione si affrontarono temi ancora attuali come la formazione iniziale e in servizio dei docenti e non sarebbe vano recuperare quelle riflessioni nelle riviste dell’epoca (ad esempio, Scuola e Città) o quelle fondamentali sul curricolo come la progettazione in itinere dei docenti con modalità diverse e articolate di effettuare verifiche sulla base di materiali di lavoro degli alunni.

Proprio questa modalità di studio – diremmo oggi in team e su temi ecologicamente significativi- ha rappresentato la novità della psicologia dell’educazione in Italia che ha dato luogo a filoni di ricerca importanti e nuovi inquadrabili più generalmente nella prospettiva vygotskiana e neo- vygotskiana. Lo studio dell’apprendimento nei contesti, con la focalizzazione della funzione che gruppi piccoli o a classi intere, potevano svolgere nell’acquisizione di specifiche modalità di elaborazione connesse alle diverse procedure disciplinari è stato uno dei contributi fondamentali  che “la scuola romana” da lei costituita ha prodotto. Sono così stati pubblicati studi sulle discussioni come ragionamento collettivo svolto con contenuti disciplinari diversi (Discutendo si impara fu il titolo di un libro molto diffuso), ma anche sull’acquisizione di contenuti economici nella scuola primaria (in forte anticipazione rispetto ai tempi) e sulle modalità di realizzazione della continuità educativa tra i quattro e gli otto anni. Quest’ultima ricerca segnò una svolta rilevante nel proporre prospettive realizzabili di quella continuità di cui si scriveva e si auspicava spesso; quella sperimentazione, che si protrasse per diversi anni, produsse materiali sulla prima acquisizione della lingua scritta e delle nozioni spaziali, sulle abilità grafiche e pittoriche, sulle abilità di classificazione e così via. 

Clotilde poi passò ad un tema nuovo, che all’inizio stupì anche i suoi collaboratori, approfondendo i modi e i temi dei discorsi a tavola, le cene in particolare. Si evidenziarono così i ruoli genitoriali, le funzioni identitarie, le modalità discorsive e tanti altri aspetti che rivelarono inoltre anche connotazioni più proprie dell’apprendimento informale, ancora una volta, con forte anticipazione rispetto ai tempi.

Molti/e di coloro che parteciparono a quelle ricerche sono ora noti/e studiosi/e operanti in diverse università italiane ed estere (USA, Gran Bretagna, Svizzera etc.) Ciascuno di loro ha continuato e continua quello che è stato l’insegnamento fondamentale di Clotilde, vale a dire quel gusto di imparare con l’interesse all’interazione con altri che è stato coerentemente da lei ricercato e praticato. 

Mancano a questo rapido tratteggio due aspetti, uno quello istituzionale perché Clotilde è stata impegnata in Commissioni ministeriali diverse e ha svolto ruoli di direzione rilevanti; l’altro relativo alla sua umanità con cui vorrei concludere questa nota. Si tratta della sua grande generosità che gestiva con grandissimo riserbo. Durante una sessione di lavoro a casa sua ricevette una telefonata a cui ho assistito mio malgrado; era la richiesta di un aiuto economico per un pedagogista ammalato e in difficoltà. “Ho in casa un po’ di soldi (e disse una cifra) – dichiarò Clotilde – che potrei dare subito, domani potrei fare un bonifico”. La telefonata si chiuse poco dopo   e senza alcun accenno riprendemmo a lavorare. Non fu l’unico caso, ma non se ne parlò mai apertamente. La generosità di Clotilde, di cui noi sue allieve abbiamo goduto, è stata anche questa.   

Anna Maria Ajello

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One thought on “Clotilde Pontecorvo: un ricordo

  • Cara Annamaria che fortuna abbiamo avuto a conoscerla, a frequentarla a imparare da lei. E così attraverso lei ho potuto conoscere te, Marco e tutto il gruppo di Roma che rifletteva quel tratto di accoglienza e di apertura di cui lei era l’origine. Ti abbraccio

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  • Cara Annamaria che fortuna abbiamo avuto a conoscerla, a frequentarla a imparare da lei. E così attraverso lei ho potuto conoscere te, Marco e tutto il gruppo di Roma che rifletteva quel tratto di accoglienza e di apertura di cui lei era l’origine. Ti abbraccio

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