In ricordo di Simonetta Caravita
Simonetta Caravita ci ha lasciato lo scorso 15 febbraio. Sono in molti a Roma a ricordarla con affetto e rimpianto, non solo i colleghi che hanno lavorato con lei o partecipato a incontri e iniziative comuni, ma anche associazioni e persone che le riconoscono di avere fatto tanto nella città e nelle periferie romane. Anche i giovani che sono stati studenti nella sua scuola e le loro famiglie. Simonetta è stata una dirigente scolastica che ha lasciato il segno nella scuola romana: il ricordo va alla sua passione educativa e alla sua generosità, alla sua capacità organizzativa, alla sua indiscutibile competenza didattica. Esigeva molto da sé stessa e dagli altri, in tempo, impegno , quantità e qualità delle relazioni, ma coloro che hanno collaborato con lei, insegnanti, operatori scolastici, genitori, hanno ricevuto molto dalla ricchezza della sua esperienza umana e professionale. La sua scuola, che non ha mai lasciato fino alla pensione, si trova nella prima periferia romana, in un territorio segnato da sacche di povertà, disoccupazione e povertà educativa.
Simonetta propose ed ottenne di intitolarla a don Luigi Di Liegro, fondatore a Roma della Caritas, dando un chiaro segno delle sue scelte verso una scuola inclusiva e aperta. Il suo istituto era infatti sempre disponibile a farsi carico dei bisogni e delle domande formative che bussavano alla sua porta. Un vero faro di luce nel quartiere, in cui si svolgevano attività educative per ragazzi e adulti in collaborazione con le agenzie del territorio. Alla Di Liegro, sotto la direzione di Simonetta, sono state condotte importanti sperimentazioni, in particolare nell’inserimento degli alunni diversamente abili, tanto da diventare una scuola-polo per la capacità di affrontare problematiche complesse legate ad alcune patologie, per esempio i disturbi dello spettro autistico. Un altro campo di intervento, con metodologie e percorsi didattici specifici, è stato quello rivolto agli alunni che avevano interrotto il percorso scolastico attraverso la sperimentazione della Scuola della seconda opportunità. Importante anche la costante attenzione ai percorsi formativi dedicati agli adulti italiani e stranieri del Centro territoriale permanente situato nella scuola, e poi alla difficile transizione dai CTP ai CPIA. Una ricchezza di esperienze e di modelli che, purtroppo, non hanno trovato, come spesso accade nella scuola italiana, la giusta valorizzazione per arrivare a ‘fare sistema’. Non è stato mai per limiti suoi o per discontinuità di impegno, Simonetta sapeva studiare, imparare, discutere e anche fare accordi. Anche per questo ha lasciato il segno.
Grazia Napoletano