Scuola aperta, anzi apertissima
Iniziative di scuole che aprono le porte.
Istituzioni e territorio
Quello dell’apertura di spazi istituzionali al territorio è un tema ricorrente degli ultimi anni. Un esempio alto sono le stanze del Quirinale, aperte alle visite dal 2016. La diffusione della cultura, delle occasioni di apprendimento, delle iniziative di carattere educativo e sociale è particolarmente importante nelle zone tradizionalmente prive di occasioni di incontro o deprivate dalla ricollocazione dell’offerta culturale e dello spettacolo. Un esempio tipico è quello delle periferie dei grandi centri urbani che si sono viste sottrarre dal territorio sale cinematografiche (migrate in lontani centri commerciali), librerie (per la crisi del commercio minore), teatri (per il venir meno del sostegno pubblico). In controtendenza, per fortuna, c’è la diffusione delle biblioteche comunali, che svolgono un ruolo fondamentale per l’offerta culturale di prossimità.
Le scuole, da sistemi chiusi a sistemi (quasi) aperti
Le scuole, per la capillare diffusione sul territorio e per la stessa funzione educativa, hanno un grande potenziale in questo campo, ma solo in tempi recenti è stata riconosciuta la necessità di metterlo in opera. Per molto tempo, infatti, le scuole sono state gestite e interpretate, anche socialmente, come luoghi chiusi e separati da ciò che li circonda. Questo è dipeso in misura notevole dall’idea di comunità educante che la scuola ha dato di sé: i contenuti delle conoscenze, le stesse modalità di apprendimento hanno costituito (e per certi versi, ancora costituiscono) un mondo a sé, con regole, riti, preclusioni del tutto peculiari.
Tutto questo sta però cambiando, per motivi interni ed esterni alle dinamiche scolastiche. Da un lato c’è la constatazione che senza un intervento pubblico molte realtà territoriali periferiche, per le ragioni sopra descritte, sono destinate a diventare o rimanere un deserto culturale. D’altro canto la scuola è anche mutata all’interno, sia perché si riconosce la necessità di integrazione delle proposte curricolari con quelle provenienti da altri soggetti educativi, sia perché le forme innovative della didattica, non più centrata sul docente ma su progetti più cooperativi, tendono a valorizzare gli apporti esterni.
Non ci si può nascondere che la rigidità del funzionamento quotidiano dell’istituzione scuola è un ostacolo a forme strutturate e non occasionali di apertura al territorio, rigidità che potrà essere superata solo dando più spazi e risorse all’autonomia scolastica; lo stesso coinvolgimento delle famiglie nella scuola dell’obbligo, legato ancora a una visione tradizionale del rapporto genitori-scuola, deve compiere ancora compiere un notevole cammino. Del resto, la stessa recente riforma della scuola (2015) prende atto della necessità dell’apertura al territorio, nell’articolo 1, comma 7, in cui si parla esplicitamente di «valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese».
A rendere più attuale il cammino dell’apertura delle scuole alla comunità di prossimità c’è la crescita dell’associazionismo di territorio, specie quello culturale e, in generale, del cosiddetto terzo settore (ossia non riconducibile allo Stato o al commercio). Una crescita che è anche conseguenza paradossale della crisi della politica rappresentativa e del conseguente abbandono del territorio da parte dei partiti.
L’istituto Perlasca, scuola di periferia
L’IC Giorgio Perlasca ha i suoi cinque plessi distribuiti nel quartiere periferico di Pietralata., un quartiere storico, cantato da Pasolini, Moravia e Morante. Inizialmente costituito dalla popolazione allontanata dal centro storico dalla politica residenziale del fascismo, fino a quarant’anni Pietralata contava su una forte la componente operaia per la presenza di complessi industriali importanti come il Lanificio Luciani e, poco più a est, della Leo Penicillina. Nel corso degli anni, processi contradditori hanno fatto sì che il quartiere si avvicinasse al cuore della città nel senso della mobilità, per la presenza della metropolitana e per la espansione vertiginosa della città sull’asse tiburtino. Ma anche che Pietralata perdesse alcuni caratteri peculiari per la chiusura delle attività produttive e di quelle poche culturali esistenti. Di contro, in tempi recenti, il territorio ha visto la crescita dell’associazionismo e della piccola imprenditoria di territorio: solo per fare alcuni esempi, la società Liberi Nantes, che organizza da anni attività sportive per migranti e richiedenti asilo (attività celebrata anche in un film e in un documentario); l’ex Lanificio Luciani, sede oggi di vivacissime attività microimprenditoriali; l’Atelier Montez, sede di esposizioni, mostre, attività artistiche; l’associazione TiPiattIVi, attiva nel campo culturale ? in stretta collaborazione, come si dirà più sotto, con l’Istituto Perlasca ?, e in quello della mobilità, con iniziative concrete sulla ciclabilità del quartiere.
L’Istituto Perlasca, come del resto molte altre scuole della realtà romana, ha vissuto con difficoltà il decremento della popolazione (circa del 10%) nel primo decennio del XXI secolo, più mitigato negli ultimi anni per il concorso della popolazione straniera (oggi pari quasi al 12% della popolazione). Così negli anni l’Istituto ha diminuito il numero delle classi. Questa contrazione ha però avuto paradossalmente due conseguenze positive: ha posto alla dirigenza scolastica il problema urgente delle iniziative da prendere per innovare l’offerta formativa della scuola e ha liberato spazi (aule) per iniziative extra-curricolari.
Il bibliopoint
Nel 2007 la biblioteca scolastica nella rinnovata veste di Bibliopoint, ossia di biblioteca d’istituto aperta al territorio, si ‘appropria’ degli spazi (3 ex-aule) lasciati dalla contrazione della popolazione scolastica. Dopo anni di difficoltà, dovute all’assenza di personale (il sistema scuola italiano non prevede ancora la figura del bibliotecario scolastico, se non nella forma residuale del personale docente ‘non idoneo’ all’insegnamento!), l’arrivo di una giovanissima bibliotecaria, che si è offerta volontariamente a collaborare con la vitalissima responsabile della biblioteca, ha rappresentato una svolta fondamentale per le attività del Bibliopoint. Le porte interne ed esterne si sono aperte, le collezioni (finalmente classificate!) si sono ampliate anche con le donazioni dei cittadini. Le iniziative si sono moltiplicate: gruppi di lettura di adulti, letture ad alta voce per bambini (merende letterarie…) e, soprattutto, l’idea del Bibliocarrello, un’iniziativa portata avanti dalla scuola e dall’associazione TiPiAttivi e finanziata attraverso un crowdfunding, che prevede l’offerta di letture direttamente nelle classi (talvolta fisicamente lontane dalla scuola per via dei plessi separati): volontari del servizio civile leggono libri ai bambini che poi possono portare un libro a casa. Così, libri che giacevano inutilizzati in biblioteca da anni, sono finiti tutti in prestito svuotando gli scaffali!
La mancanza di fondi ha sollecitato (ma il miur non se ne prenda il merito!) la ricerca di contributi: così con un progetto intelligente, forte della collaborazione con le Associazioni, la scuola ha vinto il bando delle biblioteche digitali innovative che permetterà l’istituzione di corsi di alfabetizzazione informatica per la popolazione e l’attuazione di un archivio delle memorie orali nel territorio (Sportello delle memorie) in collaborazione con l’Istituto di Antropologia della Terza Università.
Giovani donne alla Perlasca
Ma il volontariato e le associazioni avrebbero potuto far poco se l’Istituzione non fosse stata pronta e recepire, potenziare e valorizzare le collaborazioni. Così la giovane e attivissima dirigente della scuola ha preso accordi strutturati con le associazioni di territorio per corsi di teatro, di yoga, di italiano L2, di musica, ecc., barattando in modo intelligente l’offerta gratuita di corsi durante le ore curricolari con la concessione di spazi non più utilizzati dalla didattica per attività rivolte agli adulti. Tra le iniziative hanno preso spazio e importanza gli incontri di Tuttopedia, incentrati su argomenti di cui si sente parlare ma che non si ha modo di approfondire, soprattutto in realtà periferiche come Pietralata. Dalla fine del 2015 sono stati organizzati quasi 20 incontri di musica, geografia, astronomia, antropologia, sociologia, religione, pedagogia, linguistica, ecologia. La dirigente non si è fatta scappare l’occasione e da quest’anno (2017-18) gli incontri di Tuttopedia fanno anche parte del programma di formazione degli insegnanti in quanto la scuola è diventata polo formativo per 35 istituti del territorio.
Il ‘ribaltamento’ all’esterno della scuola ha bisogno di idee nuove e non è un caso che quello della Perlasca sia stato operato essenzialmente da donne, alcune molto giovani (come si è letto) come la dirigente e la bibliotecaria. Questo fa ben sperare che le grandi difficoltà, territoriali e interne, che comunque sono presenti in questo contesto, saranno superate con slancio da una scuola sempre più aperta e collaborativa.
Andrea Turchi