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Due realtà agli antipodi: Australia – Italia. Ambienti di apprendimento a confronto

Pubblicato il: 28/04/2017 16:19:52 - e


Osservazioni ed impressioni sulle differenze tra l’ambiente di apprendimento in Italia ed in Australia maturate durante un’esperienza di osservazione diretta.
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La scuola australiana assomiglia ad un campus universitario ed è suddivisa in dipartimenti ubicati in edifici diversi. Lo spazio verde è esteso e ben curato, mentre dalle finestre è possibile osservare i due campi sportivi e la palestra attrezzata. I ragazzi prima di entrare in aula lasciano gli zaini dentro un armadietto appena fuori la porta così la stanza rimane ordinata, per non parlare del fatto che si favoriscono meno le distrazioni durante la lezione.

Ogni professore ha la possibilità di arredare il proprio spazio a suo piacimento e disporre i banchi come meglio crede. Ci sono quindi aule i cui banchi sono stati sostituiti da sedie, disposte in semicerchio, aule attrezzate come laboratori di scienze, aule che sembrano officine da lavoro, per non parlare delle aule di arte fornite di materiali e strumenti.

Tutti i luoghi dove gli studenti apprendono sono spaziosi e dotati di grandi finestre che, oltre a far passare la luce, affacciano sull’esterno. Ogni stanza possiede di base una LIM, oltre a un proiettore e un computer personale, le aule di scienze e tecnologie dispongono anche di postazioni da lavoro, lavabi, stampanti 3D, grembiuli e materiali per ogni uso. Sui muri sono appese locandine, raffigurazioni, cartelloni, frasi incoraggianti, opere d’arte, abiti tradizionali e ogni riferimento alla materia che viene insegnata in quell’aula.

Ogni angolo di questi ambienti di studio, è ricco di dettagli che stimolano l’interesse e la curiosità dei ragazzi. Ragazzi che a prima vista sembrano pieni di vitalità e felici di voler andar a scuola. Tutto ciò non può non farmi tornare in mente i giorni trascorsi al liceo e alla differenza evidente dei due ambienti di apprendimento messi a confronto…

Il brano riporta le impressioni a seguito di un’esperienza d’osservazione per una tesi di laurea magistrale, svolta in unaHigh School a Brisbane, in Australia. Gli spazi di studio descritti rappresentano pienamente lo spirito costruttivista del sistema scolastico australiano, suscitando diverse riflessioni legate all’ambiente di apprendimento, in particolare l’importanza di studiare in un luogo che, anche solamente a guardarlo, stimola negli studenti l’apprendimento e gratifica il lavoro degli insegnanti.

Nel continuo dibattito sulle riforme scolastiche e sulle manovre da attuare per migliorare il sistema educativo, viene spesso sottovalutata l’importanza degli ambienti di apprendimento, ovvero degli spazi fisici dove avviene il processo di istruzione. In Italia vediamo spesso aule simili a contenitori vuoti, prive di dettagli e personalità, strutturate secondo un modello fin troppo tradizionale, quello della lezione frontale e delle verifiche individuali, modello nel quale primeggiamo largamente, come attestato fin dal primo ciclo dell’indagine TALIS (Figura 1), in cui invece gli insegnanti australiani rivelano una forte propensione verso un approccio di tipo costruttivista alla didattica.

Figura 1 – Credenze degli insegnanti sull’insegnamento e l’apprendimento (da TALIS 2008)

Fonte: OECD 2009, p.95 (evidenziazioni a cura degli autori)

Partendo da questa propensione della grande maggioranza dei docenti, in Australia, come in sempre più paesi, le aule vengono realizzate per agevolare il loro lavoro e migliorare la didattica, con progetti di architetti specializzati nel design scolastico e in collaborazione con insegnanti e studenti. Gli spazi, i banchi, le sedie, gli strumenti, ma soprattutto la disposizione di tutti questi elementi sono estremamente importanti, perché influenzano il modo in cui gli studenti e il personale educativo interagiscono e apprendono (Dumont, Istance e Benavides, 2010).

Negli ultimi decenni sono sempre più diffusi nelle scuole gli strumenti informatici, tuttavia non basta introdurre LIM e tablet per realizzare una didattica innovativa, poiché la semplice utilizzazione delle tecnologie all’interno delle aule tradizionali, non comporta automaticamente un diverso approccio didattico. La crescente disponibilità di strumenti sta comunque sollecitando un ripensamento della didattica e della sua effettiva realizzazione in uno spazio costruito ad hoc: bisogna trasformare l’aula in un vero e proprio ambiente di apprendimento, cioè un luogo in cui l’insegnante, supportato da tutte le nuove tecnologie a disposizione, può proporre da una parte forme di apprendimento collaborativo, dall’altra attività individualizzate, in relazioni agli obiettivi previsti dal processo di istruzione.

In questo processo l’Australia mantiene sempre una posizione di avanguardia, come attestato dal nuovo ciclo di TALIS 2013: fa parte del gruppo di 6 paesi che svolgono in maniera abituale attività per piccoli gruppi, utilizzando le TIC, con progetti di durata superiore alla settimana (OECD, 2014, p. 155), mentre l’Italia si colloca nel gruppo in cui queste attività sono decisamente minoritarie.

Le condizioni legate ad un buon ambiente di apprendimento possono influenzare il modo in cui gli studenti interagiscono con gli insegnanti e fra di loro; di conseguenza ciò ha ripercussioni sul loro apprendimento. Da questo punto di vista, l’esperienza di osservazione svolta in Australia è stata sorprendente perché ha permesso di constatare il clima di serenità, ordine e rispetto in cui si svolgono le lezioni, e capire quanto questo dipenda dalle aule, che rappresentano gli ambienti di apprendimento del XXI secolo.

Risultano fondamentali la libertà e la creatività con cui gli insegnanti hanno organizzato i propri spazi per svolgere la lezione. Non esiste infatti un’unica conformazione standard. L’innovazione sta proprio nel rendere versatili l’ambiente e gli elementi che lo compongono sulla base delle diverse esigenze didattiche. Come in altri paesi anglosassoni (USA, Nuova Zelanda), le aule non sono corrispondenti a una classe di studenti, ma sono aule disciplinari, affidate a un solo insegnante. I docenti hanno quindi la possibilità e sopratutto la libertà di personalizzare il proprio ambiente di lavoro, configurando quindi gli spazi secondo il loro stile di insegnamento, che considera gli aspetti metodologici e le esigenze didattiche della disciplina.

In Italia purtroppo il discorso è ben diverso. La personalizzazione dell’aula può avvenire solamente in un certo limite dal momento che la stessa stanza viene utilizzata da più docenti con differenti discipline, i quali di conseguenza non si sentono liberi di poter modificare lo spazio, a loro piacimento o convenienza.

Le differenze nelle spese di istruzione

Allestire gli ambienti di apprendimento richiede investimenti importanti, soprattutto per il loro costante aggiornamento. Per cui è interessante considerare l’evoluzione della spesa pubblica per l’istruzione, considerando proprio gli anni delle due indagini TALIS citate in precedenza. L’ultima edizione di Education at a Glance (OECD, 2016a) propone proprio un confronto fra il 2008 e il 2013. Anche da questo punto di vista il confronto Italia-Australia è imbarazzante, come si può notare in Figura 2.

Figura 2 – Evoluzione della spesa pubblica in istruzione dal 2008 al 2013

Fonte: OECD 2016, p.227 (evidenziazioni a cura degli autori)

L’Australia è il paese che ha aumentato di più la spesa pubblica nell’istruzione nel quinquennio considerato, mentre l’Italia staziona, da tempo, negli ultimi posti, con una preoccupante tendenza a calare gli investimenti pubblici, che solo di recente sono tornati ai livelli precedenti, i quali però, non dimentichiamolo, erano già bassi. Interessante notare anche il rapporto interno rispetto alle altre voci di spesa pubblica: l’Australia investe di più in istruzione rispetto alle sue altre spese, l’Italia, taglia più sull’istruzione rispetto al resto della spesa pubblica.

Naturalmente sarebbe necessario approfondire la qualità della spesa, e in particolare la componente dedicata a edilizia, arredi e supporti informatici, ma il confronto quantitativo risulta già molto indicativo.

L’aumento della spesa pubblica nell’istruzione in Australia prosegue anche in relazione alle ultime riforme attuate nel paese. A partire dal 2014, in conformità con l’Australian Education Act 2013, il governo australiano eroga dei finanziamenti base a tutte le scuole australiane, in modo da garantire un’istruzione di qualità per tutti gli studenti, indipendentemente dal background sociale. Questi finanziamenti periodici, sia per le scuole governative che non governative, vengono calcolati facendo riferimento ad un indice chiamato Schooling Resource Standard (SRS). Per le scuole non governative il finanziamento di base viene calcolato anche tenendo conto della capacità della comunità scolastica nel contribuire ai costi legati al funzionamento della scuola. In aggiunta a ciò, tutte le scuole hanno diritto a dei fondi aggiuntivi per quanto riguarda altre esigenze scolastiche. Questi fondi vengono destinati ad esempio a studenti con basso status socio-economico, minoranze etniche (Aborigeni, Torres Trait Islander), studenti con limitate competenze di inglese o disabilità, così come piccole scuole o scuole che risiedono in aree regionali o remote (OECD, 2015, p.195).

Le differenze nei risultati

Se consideriamo i risultati ottenuti nell’arco degli anni attraverso i dati di PISA, il confronto fra i due paesi si arricchisce, con un risvolto negativo per gli oceanici. Come vediamo nella Figura 3 l’Australia, pur rimanendo sempre significativamente sopra la media OCSE, ha visto un progressivo peggioramento dei risultati dei propri studenti quindicenni, con due discese nette (2006 e 2015).

Figura 3 – Evoluzione dei risultati in PISA (Literacy in Lettura)

Fonte: OECD 2016b, p.378 N.B. Il dato OCSE si riferisce ai 24 paesi che hanno svolto tutte le rilevazioni.

In Australia è già partito il dibattito su questo progressivo declino, a cui non si sottraggono gli esponenti governativi, come Yvette Berry, che ha dichiarato di voler analizzare i dati di PISA 2015 in relazione con gli altri indicatori dell’istruzione, per trovare le opportunità di miglioramento per scuole e studenti (Hardy, 2016). Situazione ben diversa rispetto alla nostra, dove i risultati di PISA 2015 sono stati poco considerati nel dibattito interno, anche a fronte di un risultato, finalmente, positivo in matematica.

La recentissima pubblicazione del terzo volume del rapporto PISA 2015 ha arricchito il quadro delle criticità per l’Australia. Il volume è dedicato al benessere degli studenti e nell’indice che misura il senso di appartenenza alla scuola l’Australia è significativamente sotto la media OCSE, mentre per gli studenti italiani tale dato è positivo (OECD, 2017, p.120). Si tratta di un altro aspetto su cui riflettere, ma che rinforza l’importanza degli studi comparativi, che permettono a ogni sistema di istruzione di capire i punti di debolezza su cui intervenire prioritariamente e i punti di forza da sfruttare.

Il modello australiano può risultare stimolante per il nostro paese, in primo luogo per l’importanza riconosciuta al sistema scolastico, attestata dall’evoluzione dei finanziamenti, in secondo luogo per l’impegno a rendere sempre più efficaci gli ambienti di apprendimento nelle scuole. Per quest’ultimo aspetto vanno segnalate le sempre più frequenti iniziative di scuole o reti di scuole, che cercano di ridefinire spazi e modalità dell’istruzione, attraverso una serie di progetti innovativi (Avanguardie Educative, Indire), tra cui va segnalato il Progetto DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento, Cangemi, Fattorini, 2015), che sta proprio cercando di rinnovare la didattica attraverso un ripensamento organizzativo dell’ambiente scolastico.

Giorgio Asquini e Marta Cecalupo

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