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Valutazione di sistema e rilevazioni sugli apprendimenti degli studenti: il rapporto Invalsi 2012-2013

Pubblicato il: 19/09/2013 10:32:09 -


Il rapporto Invalsi relativo all’anno scolastico 2012-13 annuncia un programma di attività teso a rendere più adeguato il Sistema nazionale di valutazione: una prospettiva che appare meno miope di fronte alle criticità presenti nel nostro paese, riconfermate peraltro dal rapporto stesso come risultati della valutazione.
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I responsabili INVALSI annunciano, contestualmente alla presentazione del rapporto 2012-2013, che, realisticamente, il prossimo anno 2013 -2014 dovrà essere un anno di transizione in vista del raggiungimento di alcuni obiettivi importanti per la definizione del Sistema Nazionale di Valutazione: messa a punto di linee guida per l’osservazione dei processi di autovalutazione, protocolli per il funzionamento dei team valutativi esterni, messa a regime di precedenti sperimentazioni (progetti VSQ, Vales e Valutazione e Miglioramento).

È stata inoltre espressa l’intenzione di aprire un’ampia e approfondita consultazione, non solo nell’ambito della valutazione degli apprendimenti, ma anche in relazione allo sviluppo della valutazione del sistema nel suo complesso, al fine di dar conto delle modalità attraverso le quali i livelli della decisone politica passano all’amministrazione e alle varie istituzioni scolastiche e, soprattutto, di analizzare le varie forme di realizzazione dell’autonomia didattica e organizzativa, strumento necessario per garantire qualità, efficacia ed equità al sistema.

Questo è l’ambito in cui il lavoro da fare è ancora molto; si dovranno individuare i criteri per identificare le scuole in condizioni critiche (alcuni primi studi sono stati avviati), costruire indicatori statistici sintetici atti a meglio caratterizzare, anche in maniera comparata, il contesto entro cui le singole scuole operano; stimare il cosiddetto valore aggiunto, passando dalla misurazione degli apprendimenti degli alunni alla stima del contributo che, agli stessi, proviene dalla scuola frequentata, e definire strumenti di ascolto sistematico e generalizzato, capace di dar conto dei punti di vista dei diversi stakeholders (in primis docenti, studenti e genitori).

In sintesi sembra che, progressivamente, il tiro si stia aggiustando: da una prospettiva miope, che metteva al centro della valutazione idee di punizione e di premialità del personale, come se a questo fosse possibile ridurre l’interpretazione di un sistema complesso quale è la scuola, si sta passando all’individuazione dei tanti e diversi “punti di vista e di osservazione” di un sistema democratico di istruzione, che ha bisogno di strumenti attendibili di assessment.

Stupisce tuttavia la mancata reazione del Ministero di fronte a dati che ormai stabilmente si ripresentano come risultati della valutazione.
Basti citarne due, che si ripropongono più o meno nello stesso modo nel corso degli anni:
• il primo riguarda la progressione dei curricoli, che non sembra accompagnare lo sviluppo cognitivo degli alunni dalla scuola primaria verso il percorso successivo;
• il secondo si evidenzia nel biennio della secondaria superiore, che non riesce a rappresentare quell’elemento di orientamento ri-equilibrante che il concetto stesso di diritto allo studio dovrebbe imporre.

Per quanto riguarda il primo punto, una lettura attenta delle utilissime tabelle che il rapporto presenta, distinguendo per ogni livello scolare i risultati conseguiti negli ambiti delle due discipline (italiano e matematica) e nei macroprocessi cognitivi a questi sottesi, mette bene in luce le difficoltà crescenti che i ragazzini all’inizio della scuola secondaria e poi ancora nel biennio incontrano nel comprendere, interpretare e ricostruire un testo, sia esso di italiano o di matematica, e l’incertezza nell’uso di formule e nell’uso corretto della lingua (grammatica, sintassi ecc.).
Il problema dei curricoli verticali dovrebbe forse tornare a essere oggetto di approfondimenti teorici e sperimentazioni didattiche da governare, a partire dal centro, e non solo da affidare alla iniziative delle singole, peraltro meritorie, istituzioni scolastiche.

Sul secondo punto parlano fin troppo chiaramente le tabelle che, per macroaree geografiche e per singole regioni, mettono a confronto i risultati di licei, istituti tecnici e istituti professionali: il nostro paese riproduce ancora gerarchie sociali che molto precocemente decidono del destino dei giovani; la scuola si trova, ancora una volta, a registrare il dato dichiarando di fatto l’assenza di strumenti nuovi e di interventi.

Di fronte a questi dati il silenzio del Ministero, che pure, ancora quest’anno, si compiace del lavoro di INVALSI attraverso le parole del ministro, appare sorprendente.

www.invalsi.it – Rilevazioni nazionali sugli apprendimenti 2012-2013


FULL ABSTRACT:
Il rapporto INVALSI relativo all’anno scolastico 2012-2013, presentando i risultati degli apprendimenti degli studenti delle classi II e V della scuola primaria, classe I della scuola secondaria di primo grado e classe II della scuola secondaria di secondo grado, annuncia un programma di attività teso a rendere più adeguato il Sistema nazionale di valutazione: rilevazione degli apprendimenti realizzati nelle classi terminali della secondaria di secondo grado, sviluppo di analisi e di interpretazioni dei processi di apprendimento entro i diversi contesti in cui le istituzioni scolastiche operano, apertura di un vasto dibattito e una approfondita consultazione che coinvolgerà gli addetti ai lavori, ma non solo. Anche quest’anno la fotografia della scuola che Invalsi presenta conferma la persistenza di forti differenziazioni dei risultati a livello territoriale e nelle diverse filiere formative, sintomo di disfunzioni e di difficoltà della nostra scuola nel garantire condizioni di equità e di riequilibrio socio-culturale.

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Immagine in testata di ddpavumba / freedigitalphotos.net (licenza free to share)

Vittoria Gallina

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