Bambini in cattedra
“Oltre le barriere. Due bambini speciali”. Una campagna di sensibilizzazione, nata in Spagna, diventa un ottimo spunto di riflessione per gli insegnanti che vogliono scommettere sul futuro dei bambini, disabili e non.
Che bello rilassarsi navigando sul mio iPad ancora al fresco delle montagne, all’ombra dei pini e senza troppi pensieri… Mi chiedo se sarà lo stesso anche per gli ultimi vacanzieri del mondo della scuola, già con la mente, probabilmente, sul prossimo ritorno tra cattedre e banchi. In agguato, ancora una volta, l’infinita gamma delle programmazioni, tra stranieri, disabili e chi più ne ha più ne metta. Piuttosto che annoiarvi, riempiendo ora quest’articolo di sigle e siglette e tornare su questioni già ribadite, preferisco invitarvi alla visione di un corto animato, lanciato qualche tempo fa in Spagna, su cui mi è caduto l’occhio proprio in questi giorni di relax.
Mi riferisco a “Oltre le barriere. Due bambini speciali” – questa l’edulcorata traduzione italiana –, commovente e divertente esperimento di “Cartoon Health Communication”, campagna creata per sensibilizzare l’opinione pubblica europea e internazionale sul confronto con la diversità.
Al centro del corto una storia d’amicizia e d’inclusione, nata tra i banchi di scuola, tra la piccola Maria e il suo nuovo compagno di classe, un bambino con disabilità che non riesce a muovere nessuna parte del corpo eccetto i suoi occhi.
Emarginato da tutti, il misterioso nuovo arrivato attira subito l’attenzione di Maria, che lo vorrebbe a giocare insieme agli altri. Ma lui non si muove, quindi… che fare? Piano piano, osservando le potenzialità del compagno, la bambina inizia un percorso di gioco a prove ed errori, in cui, più o meno consapevolmente, metterà in atto le strategie della creatività e della fiducia, avviando così una relazione che andrà ben oltre il contesto scolastico. Un aspetto, quello dell’“oltre”, molto importante, di cui ogni insegnante dovrebbe farsi trampolino di lancio. Mi piacerebbe, ora che il rischio di rendere tutto “patologia” è sempre in agguato e il potere della scuola meno forte di prima, che il ruolo dell’educatore-insegnante si lasciasse contagiare dal modo dei bambini, capaci di realizzare e vivere quei processi d’integrazione spontanea che nascono a partire dallo sguardo e – perché no? – anche dal caso.
Solo tornando un po’ bambino l’insegnante-educatore potrà mettere in atto una didattica libera e inclusiva, capace di avere una ricaduta nella realtà. Non dimentichiamo, infatti, che i bambini, disabili e non, dalla scuola finiranno per uscire e quello che faranno dipenderà anche da quello che lì avranno o non avranno imparato in termini di confronto con l’alterità e di messa in gioco di sé.
Lavorare nelle scuole da sempre vuol dire lavorare per formare, lavorare per il futuro della persona in modo stimolante e autonomo.
Ma torniamo alla nostra storia. Quando l’amato amico se ne andrà, Maria, memore del loro rapporto, sceglierà di diventare insegnante. “Oltre le barriere. Due bambini speciali” è un ottimo spunto per i docenti che vogliono scommettere sul futuro. Per questo, cari prof., vi consiglio vivamente di portarlo nelle vostre classi.
Detto ciò, ormai toccherà anche a me chiudere i battenti, salutare le montagne e ricominciare.
Chissà, mi chiedo, che cosa accadrà. E voi, che futuro vi immaginate? Nel frattempo, buon anno scolastico a tutti!
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Immagine in testata in Il diario di Benedetta Blog
Claudio Imprudente