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Maturità: l’incubo dei privatisti e l’atteggiamento vincente

Pubblicato il: 16/06/2014 13:30:21 -


L’esame di maturità per uno studente privatista può essere più stressante che per gli altri. Consigli e strategie per affrontare la prova con il giusto atteggiamento e ottenere un buon successo.
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Cari studenti, oggi parliamo degli esami orali di maturità e tenteremo di farlo dal vostro punto di vista, ovvero da quello dello studente privatista.

Innanzitutto, credo sia doveroso fare una piccola premessa: dal punto di vista emotivo, gli esami orali sono più o meno uguali per tutti. Ansia, difficoltà a prendere sonno, paura di dimenticare tutto, mancanza di appetito e altri disturbi legati al timore di non farcela sono sentimenti e sensazioni che accompagnano la maggior parte degli studenti. La situazione del privatista però è un po’ diversa perché oltre a dover affrontare queste problematiche – che d’altronde sono perfettamente normali – c’è una situazione di ulteriore stress dovuta al fatto che i privatisti sono fondamentalmente “da soli”.

Nella grande maggioranza dei casi il privatista non sa chi sono gli insegnanti, non è a conoscenza della politica della scuola e, come se ciò non bastasse, è convinto che “i privatisti sono tutti bocciati” – cosa che, a mio avviso, non è per niente così.

A questo punto risulta evidente che lo studente esterno affronta la maturità con uno spirito diverso da quello dello studente “normale”.

Questo articolo è pensato proprio per voi che, nonostante le difficoltà di studiare in autonomia, avete deciso di mettervi in gioco.

Prima di cominciare, vorrei precisare che la mia esperienza come coach mi ha fatto capire che “coloro che hanno veramente studiato non hanno nulla da temere”, quindi, se questo è il vostro caso, fate un bel respiro, rilassatevi e leggete quanto segue.

I consigli di seguito riportati sono stati estratti dal mio libro “Cento e Lode: diventa anche tu il più amato dagli insegnanti”.

Il giorno degli esami orali.
Come detto in apertura, lo studente interno conosce i propri insegnanti, ma la cosa più importante è che gli insegnanti conoscono lui. Sanno benissimo se il ragazzo ha studiato, capiscono se fa scena muta perché è emozionato, conoscono i suoi punti di forza e le sue debolezze, e per questo l’esame diventa più facile.
Il privatista non gode però di questi privilegi, perché gli insegnanti non sanno chi hanno di fronte, e purtroppo la cattiva fama di molti ragazzi, che credono di cavarsela con un argomento a piacere, influenza negativamente tutti quanti. In altre parole: gli insegnanti sono molto prevenuti nei confronti dei privatisti. Per questo motivo bisogna far capire subito che noi siamo diversi e per farlo utilizzeremo alcune semplici tecniche di comunicazione verbale e non verbale.

1. Il nostro primo biglietto da visita è il nostro abbigliamento. Nei rapporti interpersonali il primo impatto visivo talvolta è determinante. Quindi, è evidente che un look troppo trascurato – o troppo spinto – avrà un’influenza negativa sul giudizio degli insegnanti. Bisogna vestirsi in maniera sobria per trasmettere l’idea di essere una persona seria, pulita e ordinata.

2. Bisogna entrare in aula con un sorriso e, possibilmente, stringere la mano del commissario di esami e dell’insegnante d’italiano.

3. Bisogna presentarsi con nome e cognome mentre si distribuisce, a ogni insegnante, una mappa concettuale della propria tesina motivando la scelta degli argomenti. Ecco a voi un valido esempio: “Buon giorno, mi chiamo Mario Rossi e sono un privatista, ecco a voi la mappa concettuale della tesina che, se mi permettete, vorrei discutere insieme a voi. L’argomento che ho scelto è l’educazione dei diversamente abili perché, durante il mio periodo di tirocinio, ho avuto modo di conoscere da vicino queste persone e vorrei parlare della mia esperienza”. In questo modo, mettiamo subito in chiaro che non siamo degli sprovveduti e, ci crediate o meno, metà del lavoro è già fatto.

4. Tutti i nostri gesti devono accompagnare e supportare ciò che stiamo dicendo. Vi sorprenderà sapere che nella comunicazione umana, quello che veramente conta è il linguaggio non verbale. In realtà, le parole vengono percepite soltanto per un 7% della durata del colloquio, per questo motivo è di vitale importanza “modulare il tono della voce”, che non deve essere né troppo basso né troppo alto, e “controllare l’armonia dei nostri gesti”. La coerenza fra ciò che diciamo e ciò che facciamo è fondamentale.

5. Se siamo emozionati, e abbiamo un momento di blocco mentale, dobbiamo dirlo. Non succede niente, e se abbiamo fatto una bella presentazione siate pur certi che gli insegnanti non solo capiranno, ma ci daranno una mano a riprendere il discorso.

6. Dopo aver discusso la tesina iniziano le domande libere, alle quali dobbiamo rispondere in maniera precisa. Se avete studiato è praticamente impossibile non sapere la risposta, quindi fate un respiro profondo, visualizzate nella vostra mente gli appunti e le mappe inerenti l’argomento e rispondete con calma.

7. Se non sapete la risposta, cercate un collegamento con la domanda che vi è stata fatta. Non bisogna mai inventarsi delle scuse, come ad esempio “ho avuto poco tempo per studiare”, “lavoro tutto il giorno”, ecc.. Gli insegnanti non sono interessati ai nostri problemi personali e giustificarsi in questo modo può essere interpretato come mancanza di rispetto.

8. Quando andate via salutate tutti con una stretta di mano e un bel sorriso, anche se credete che sia andata male. È molto importante restare “nella parte” finché non si esce dall’aula.

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Immagine in testata di wikipedia (licenza free to share)

Veronica Navarra

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