“Orario dei docenti: Profumo chiarisca”
Un’opinione che mette in discussione le affermazioni del Ministro dell’Istruzione in tema di tempi e contenuti per le scuole.
Credo che il Ministro Profumo dovrebbe chiarire bene le sue intenzioni sull’orario dei docenti della scuola secondaria e soprattutto spiegare perché, proprio in questo momento, ha deciso di gettare questo sasso nello stagno. Sicuramente il dibattito che ne è venuto fuori non aiuta la scuola e questo per alcune ragioni che indicherò di seguito.
L’uscita sull’orario ha permesso di enunciare, come una verità indiscutibile, il fatto che insegnare ai piccoli (vedi scuola materna e scuola elementare) sia più facile che insegnare nella secondaria; i piccoli, infatti, non sarebbero in grado di discutere col docente, di problematizzarne le affermazioni e quindi consentirebbero una preparazione meno accurata, una “lezione” più tranquilla che è giusto (anche se non lo si dice apertamente) che venga compensata con un orario di lezione più lungo di quello dei colleghi, che hanno a che fare con i grandi. Non scomodo Wittgenstein che, per chiarirsi le idee, aveva deciso di andare a insegnare alle elementari e che non ha resistito neanche per un intero anno scolastico (pare che i bimbi gli facessero saltare i nervi e che avesse la tentazione, e non solo, di picchiarli), ma mi chiedo se qualcuno di questi docenti della scuola secondaria abbia mai messo piede in una classe in cui il docente deve scoprire, con intelligente creatività, i registri di comunicazione e i contenuti adeguati ai tanti mondi entro i quali i piccoli e i piccolissimi vivono le prime esperienze di socializzazione e di apprendimento strutturato.
Nello stesso tempo, sembra confermare la convinzione che la scuola superiore è un insieme di individualità contrassegnate da competenze disciplinari, che si rapportano, una alla volta, con classi di giovani; costoro dovrebbero scattare come orologi, ora dopo ora, al variare degli argomenti, che si susseguono in quella specie di salame affettato che è una mattinata di scuola.
Infine, ha ribadito il fatto che la funzione docente si esplica prevalentemente attraverso la lezione frontale, e questo pare proprio strano se viene da un Ministro che ha fatto dell’innovazione tecnologica nella scuola un importante paradigma: la scuola si dovrà trasformare in un laboratorio di intelligente collaborazione e creativa scoperta, questo è l’importante messaggio degli ultimi mesi.
Il Ministro ha ragione su un punto: per cambiare la scuola bisogna cambiare l’assetto professionale di chi ci lavora, per liberare la cultura che unisce apprendimento, responsabilità e ricerca; ma questa cultura è già realtà in tante scuole italiane e spesso viene ostacolata proprio dalla settorializzazione di discipline e, quindi, di orari. Si è mai chiesto il Ministro perché la famosa percentuale di autonomia del curricolo non viene quasi mai utilizzata? Non ha pensato che questo fatto forse è legato alla camicia di forza rappresentata da orari rigidissimi (questo accade se un docente, per fare il “pieno” delle ore, salta da una classe all’altra, da un istituto all’altro etc.) e da classi chiusissime per rigide fasce di età? La famosa Finlandia non ci insegna che i ragazzi si devono poter scegliere un pezzo di curricolo, giustificando a se stessi e alla scuola scelte che li portano a confrontarsi con gli altri studenti?
Ho molta fiducia nella volontà riformatrice di questa fase, anche per quanto riguarda la scuola, ma credo non sia un buon servizio per il rinnovamento che auspichiamo tirare dei “ballon d’essai” e vedere come reagisce la gente, per poi aggiustare il tiro. Un chiarimento sulle intenzioni e un avvio di discussione tra gli addetti ai lavori sarebbe un inizio migliore.
Vittoria Gallina