I giovani non sanno scrivere, che fare?
La scuola ha l’oneroso compito di insegnare a scrivere, non dimenticando mai che ogni ragazzo ha il suo percorso di scrittura, legato a storie e a sensibilità differenti. È soprattutto dentro questa realtà che dovremmo scavare per meglio capire perché i giovani non sanno scrivere.
Sempre più frequentemente appaiono sui giornali interviste a insigni studiosi o a personalità del mondo accademico che si lamentano delle scarse capacità scrittorie dei giovani. Se ne riportano strafalcioni e difficoltà espressive, ricercando cause e adducendo spiegazioni più o meno plausibili, che evidenziano tutte una preoccupante realtà: i giovani non sanno scrivere. È pur vero che dare risposte esaustive è impossibile, poiché la questione è spinosa e complessa e tanti sono i motivi per cui un ragazzo fatica a scrivere. Tuttavia questo non dovrebbe indurci a disegnare il giovane di oggi come una persona incapace di comunicare con altri linguaggi (non verbali, multimediali, artistici, musicali, teatrali etc.) e registri di lingua in fondo tutti legittimi e presenti nelle “Indicazioni nazionali” del I ciclo e nella definizione di “Asse dei linguaggi” del biennio della scuola secondaria di II grado.
Probabilmente più che demonizzare e amplificare questa situazione, sicuramente non rosea, ma inevitabile dato che viviamo nel mondo delle nuove Tecnologie e Linguaggi, dovremmo capire come mai la scuola non ottenga risultati, interrogandoci se insegna davvero a scrivere. E se lo fa come lo fa.
Dovremmo chiederci se insegna a scrivere attraverso una didattica motivante oppure mediante l’assegnazione di temi intorno ad argomenti su cui non vi è stata la giusta preparazione (vedi i temi di attualità). Dovremmo chiederci se di fronte a compiti di scrittura essa riesce a suscitare il piacere o almeno l’urgenza dello scrivere e se è consapevole che questa abilità si appoggia sull’abilità di lettura, sua gemella, e quindi occorre stimolare i ragazzi a leggere, coinvolgendoli in letture interessanti e accessibili. Non dimentichiamo che i ragazzi crescono in un mondo adulto, non particolarmente competente nella lettura (ovvero legge poco).
Ma per scrivere non basta leggere; quando si scrive si attinge a un repertorio linguistico sia scritto che orale. Ciò richiede un lavoro sull’oralità che tratti una varietà di parlati, non legati soltanto all’interrogazione, alla spiegazione oppure alla comunicazione quotidiana. Dovremmo indagare se la scuola adotta sistematicamente una didattica dell’oralità, attivando la pratica e lo studio di una pluralità di forme testuali orali.
È su questo versante che bisognerebbe confrontarci e discutere, evitando pericolosi riflussi nostalgici. La grammatica, antica amica di molti e più volte chiamata in causa per riparare tutti i mali, in questi casi purtroppo non aiuta e questo lo si sa da tempo, avendolo sperimentato sul campo. Se fosse vero il contrario e cioè che basta svolgere un ricco programma grammaticale o assumere approcci grammaticalisti per imparare a scrivere, dovremmo preoccuparci, visto che nella scuola media e nella scuola primaria questo già accade (nella scuola primaria si inizia ad affrontare l’analisi logica in IV-V, nella scuola media di I grado si studiano morfologia e sintassi per tre anni).
La grammatica serve invece a controllare e a migliorare la scrittura, a sciogliere un dubbio logico/linguistico; però prima bisogna saper scrivere, come sapevano scrivere gli alunni della scuola gentiliana. Allora aveva un senso svolgere un corposo programma grammaticale; la scuola era frequentata da chi era pronto per… (Vale la pena di aggiungere che la grammatica era necessaria al latino!).
Che si debbano poi conoscere alcuni fondamentali contenuti grammaticali è un altro discorso! Ma il ragionamento ci condurrebbe sul piano dei saperi essenziali e significativi, così fortemente auspicati nelle riforme passate della scuola e raramente nominati dagli intervistati.
Per approfondire:
• Il Dipartimento disciplinare di Lingua italiana del Circolo Didattico di Vinci (FI)
• Progetto Bond
Maria Piscitelli