Valutare e certificare le competenze nella scuola …: armonizzare i modelli di certificazione
Un’analisi comparativa del linguaggio utilizzato per la formulazione dei livelli di certificazione delle competenze per il primo e per il secondo ciclo suggerisce qualche interrogativo in ordine ad una prospettiva di continuità e rende necessario probabilmente un intervento armonizzatore.
Nel precedente contributo ho mostrato come sia possibile utilizzare il linguaggio della certificazione delle competenze per analizzare le competenze stesse in chiave didattica. Il primo ciclo, com’è noto (CM 3/2015), è chiamato alla sperimentazione di un modello di certificazione che ricalca le orme di quello già adottato dal secondo ciclo. Eppure il legislatore, rispetto al modello del DM 9/2010, ha apportato qualche ritocco di lifting e di sostanza, com’è possibile constatare dalla tabella comparativa (in rosso gli elementi di sostanza).
Qualche osservazione sulle differenze sostanziali. In primis, fa pensare la scelta di introdurre un “livello iniziale”, che assegna la patente di “competente” anche a un ragazzino dai passi incerti (“se opportunamente guidato”). Fa pensare soprattutto se si confrontano i due “livelli base”. Infatti, mentre il ragazzino del secondo ciclo lavora in “situazioni note”, quello del primo ciclo deve confrontarsi “anche” con “situazioni nuove”, e questo genera una certa discontinuità con il livello iniziale. È lecito chiedersi: quale ratio pedagogica ha mosso il legislatore a non mantenere le “situazioni note” nel primo ciclo? Ancora. Al livello intermedio ci troviamo davanti a un ibrido. Nel secondo ciclo i problemi sono “complessi” ma in “situazioni note”. Chi precede affronta problemi in “situazioni nuove” (senza “anche”). È lecito chiedersi: in cosa consiste la complessità di un problema? Trovarsi in una situazione nuova, come nel primo ciclo, non contiene elementi di complessità Quale didattica è presupposta?
Infine. Al livello avanzato, per la prima volta compaiono nel secondo ciclo le “situazioni non note” (perché non “nuove” come nel primo ciclo?) e nel primo ciclo compare la complessità ma scompaiono le “situazioni”, forse perché, a questo livello, si suppongono “nuove”. Il riferimento all’autonomia del secondo ciclo viene sostituito dalla responsabilità nel primo ciclo. I due concetti sono affini, ma diversi. Suppongono una riflessione. Quale?
In conclusione. Si ha la sensazione che i due legislatori abbiano agito in modo non sinergico, né le linee guida ministeriali fanno alcun riferimento alle differenze tra le formulazioni dei due cicli. Lo stesso MIUR segnala che le quattro certificazioni sono chiamate ad un’armonizzazione. Le riflessioni appena offerte tentano di portare un contributo in questa direzione.
Normativa essenziale:
• DPR 275/99 (art.10): Regolamento dell’autonomia
• Legge 53/03 (art.3): istituzione del sistema di istruzione e formazione • DM 139/07: obbligo di istruzione
• DM 9/10: modello di certificazione al termine dell’obbligo di istruzione • DPR 122/09 (art. 8): Regolamento valutazione Per ulteriori dati e approfondimenti normativi, vd. allegato 1 alle Linee Guida per la certificazione delle competenze nel primo ciclo di istruzione (MIUR).
Suggerimenti bibliografici:
– Spinosi M., Il modello nazionale di certificazione delle competenze, in “Voci della scuola” 2/2013, Tecnodid.
– Castoldi M., Curricolo per competenze: percorsi e strumenti, Carocci 2013.
Articolo correlato:
– Valutare e certificare le competenze nell’obbligo di istruzione: il nuovo modello sperimentale, di Maurizio Muraglia
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Immagine in testata del Corriere del mezzogiorno
Maurizio Muraglia