Ma la scuola è il luogo in cui si impara ad essere responsabili?
La tragica vicenda dello studente padovano, morto durante la gita a Milano, ci interroga: la scuola è ancora capace di confrontarsi con la vita e coi problemi dei giovani?
La tragica vicenda dello studente padovano, morto durante la gita a Milano, ci interroga: la scuola è ancora capace di confrontarsi con la vita e coi problemi dei giovani? Negli ultimi mesi si è molto parlato di scuola e sono stati variamente declinati aggettivi e concetti: buona scuola, meno buona, più o meno renziana, ottima, pessima, bisognosa sempre di provvedimenti e provvidenze, per dirla con le parole dei padri costituenti, aspirante sempre a cambiamenti, sempre, questi ultimi, meglio se auspicati, ma mai, o quasi mai, praticati.
Poi avviene una tragedia, che dovrebbe lasciare tutti senza fiato, senza parole e soprattutto con molti pensieri. Un giovane perde la vita in modo drammatico e traumatico. Ci si aspetterebbe che la scuola, la sua scuola, nel momento della tragedia, e dopo, reagisse interrogandosi, guardando, ripensando le parole, gli atti, le relazioni, che negli anni si sono costruite e sciolte, per poi disintegrarsi in un attimo, perché? Come? Com’è stato, come è possibile? Invece una reticenza, piena di educato sussiego, ispira un comunicato che potrebbe essere usato indifferentemente in qualsiasi triste circostanza (onestamente, solo la ministra Giannini suggerisce l’auspicio che si arrivi a un chiarimento, ma bisogna fare due clic, sul sito del liceo, per scaricare il suo comunicato), una solidarietà così controllata e di maniera, che lascia sconcertati.
Non si tratta di intervenire in una delicata indagine di polizia – forse troppe fiction anglo-americane ormai ottundono qualsiasi reazione normale – ma se non è la scuola, il luogo in cui pietas, umanità, responsabilità verso se stessi e verso gli altri esprimono le parole per dire che le tragedie non si cancellano, che bisogna aiutare adulti e ragazzi a non nascondersi e a non nascondere, saranno solo le fredde argomentazioni delle aule giudiziarie a tacitare moti spontanei di coscienza e a costruire gigantesche e inamovibili rimozioni.
L’impressione di incapacità di reagire in modo spontaneo, con un minimo di verità, diventa ancora più forte se si legge il diario di quella classe, che il consiglio presenta alla commissione d’esame per la maturità. Sono 58 pagine, allegati compresi che, in un linguaggio in cui il pedagogismo burocratico mostra di aver ormai spento qualsiasi slancio ed emozione, presentano la scuola, i quadri orari, gli obiettivi, le attività extracurricolari, il profitto della classe (che francamente non pare un modello di impegno e partecipazione, al di là delle formule canoniche e assolutorie di routine).
Vale la pena citare un passo “Per quando riguarda le attività extra-curricolari, si ricorda che la classe ha effettuato un viaggio di istruzione a Vienna e a Mauthausen a novembre, visita alla Biennale di Architettura a Venezia e una visita all’Expo di Milano a maggio; ha partecipato inoltre alle seguenti iniziative: visione del film “Il giovane favoloso” di S. Martone su Leopardi, rappresentazione teatrale “Il gioco delle parti” di L. Pirandello, conferenza del dott. Foresta per informazione e prevenzione andrologica, “Particle physics show” a marzo (presentazione della fisica moderna in forma teatrale in lingua inglese), conferenza su “L’utilità dell’inutile” del prof. Nuccio Ordine a novembre.” Tutto normale quindi, anzi molto lodevole.
Solo a pag. 6, sotto la voce Integrazione, si legge: “Ad integrazione di quanto sopra esposto, è purtroppo necessario aggiungere che, in seguito alla tragica scomparsa di uno degli studenti il 10 maggio, l’ultimo scorcio dell’anno scolastico è stato vissuto in modo del tutto anomalo, rispetto a quanto previsto, sia dal gruppo classe, che dai docenti e dai genitori. L’attività didattica è stata ricalibrata tenendo conto, prima di tutto, di obiettivi di carattere formativo e non didattico. Nei programmi svolti che ciascun docente presenterà alla fine dell’anno scolastico, saranno indicate, ove si siano rese necessarie, le eventuali modifiche apportate rispetto a quanto definito negli Allegati A del presente documento. Va inoltre sottolineato che gli studenti hanno affrontato con compostezza e dignità il ritorno nelle aule scolastiche e hanno chiesto, loro stessi, di riprendere la normale attività, pur con le comprensibili difficoltà”.
Le ulteriori 52 pagine vanno avanti secondo la routine istituzionale in cui quadri orari, allegati e quant’altro ripercorrono la piatta consuetudine, in cui non si riesce a leggere altro che estraneità e rimozione. Non stupisce poi che, nel consueto copia e incolla, che nella fase finale dell’anno risolve il peso dei lavori di chiusura, sia sfuggito il giudizio, tutto positivo, sulla visita all’EXPO di Milano, tolto poi rapidamente dal sito della scuola, per carità dei lettori.
Non è certo la situazione in cui possa venire in mente a qualcuno di accusare una scuola e un corpo docente, sicuramente scrupoloso e preparato, ma il povero studente di Padova meriterebbe, forse, una iniziativa seria di riflessione su come la scuola non riesce a confrontarsi sui problemi veri, che riguardano oggi i giovani, in un mondo disattento, insincero e sguaiato.
***
Immagine in testata di justwrite online
Vittoria Gallina