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Una proposta sui DSA: creiamo le basi per il successo formativo

Pubblicato il: 29/01/2014 14:45:23 -


Partendo dalla situazione della propria scuola l’autrice fa alcune riflessioni e proposte per accogliere al meglio i ragazzi con DSA che vogliono frequentare una scuola superiore – come il liceo – e che dovrebbero essere sostenuti in questa sua scelta, non ostacolati e “riorientati”.
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Dalla rilevazione fatta nella mia scuola la situazione a oggi è piuttosto semplice: uno studente certificato per il percorso B, pochi ragazzi segnalati con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e alcuni con un’indicazione di disagio proveniente dalla scuola media, ma non confermata alle superiori.
– Esistono Centri Territoriali e istituti di riferimento Misti (CTM) = Centri Territoriali di Supporto (CTS) + Centri Territoriali per l’Integrazione dell’Handicap (CTH), sono numerose le possibilità per avere materiale specifico, oppure ottenere una possibile consulenza (per esempio Civitali).
– I DSA oggi stanno aumentando perché la legge – DM 12 luglio 2011 attuativo della legge 170/2011 – consente di certificare: dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia o uno stato di comorbilità (disturbo associato) perché si presentano insieme.
– I disturbi specifici di apprendimento non si vedono ma ti accompagnano tutta la vita.

Alle superiori siamo deboli su molti punti; proporrei di fare una riflessione:

– È molto importante la diagnosi precoce, una buona osservazione sui punti di debolezza e su quelli di forza (per esempio chi è soggetto ai DSA apprende facilmente dall’esperienza, pensa per immagini, percepisce usando tutti i sensi, legge le situazioni in modo ampio, ecc.).
– Il DSA si manifesta in presenza di capacità cognitive adeguate e in assenza di patologie neurologiche. Il DSA è un disturbo in costante evoluzione e cronico.
– Cosa dobbiamo fare: oricevere la diagnosi dalla famiglia; oinformare il coordinatore di classe e il referente DSA; o il C.d.C. prepara il PDP (Piano Didattico Personalizzato) dopo essersi confrontato con gli specialisti, per definire strategie e strumenti che la scuola intende mettere in atto (strumenti compensativi, misure dispensative, forme di verifica e valutazione personalizzate), senza modificare i contenuti del programma che rimangono gli stessi; dobbiamo però saper modificare la didattica.
– Il PDP è un contratto condiviso tra i docenti, le istituzioni socio-sanitarie e la famiglia; deve essere firmato dalla famiglia, potrà essere verificato e modificato nel corso dell’anno.
– La legge 170/2011 è certo una vittoria per i dislessici, ma anche un’opportunità di crescita culturale per tutta la scuola, perché ci costringe a rivedere le nostre metodologie, a discutere di strategie d’apprendimento significativo e autentico centrate sul soggetto che impara. Un insegnante preparato, disposto a sperimentare, un buon osservatore è una risorsa per lo studente e per la sua famiglia; ma allo stesso tempo lo studente DSA è una risorsa per la classe perché ci costringe a questa revisione.
– Un ruolo molto importante è dato alle nuove tecnologie: sono gli strumenti compensativi, ad esempio non solo l’uso del computer per scrivere, ma anche per creare mappe concettuali; l’uso del computer non deve essere un marcatore di differenze, ma uno strumento di lavoro utile a livello di gruppo classe.
– Ciò che per noi è tecnologia per i ragazzi è ambiente.
– Il DSA è riconosciuto dalla scuola materna all’università.
– Il DSA è un disturbo di adattamento, è la scuola che deve adattarsi, in quanto la dislessia riguarda i processi impliciti d’apprendimento (innati), in questi casi non è utile la ripetizione, né l’esperienza, ci può essere la soluzione a ogni difficoltà purché ci sia flessibilità e ci può sempre essere un modo alternativo per accedere alle informazioni. Non è una malattia, non si guarisce, ma si compensa.
– In Commissione abbiamo discusso dei ragazzi stranieri (prima lingua non italiana) che necessitano di un supporto linguistico (ma non abbiamo avuto segnalazioni).
– Possiamo tentare di risolvere il caso sostenendo che le segnalazioni sono eccessive, esagerate e che coprono la mancata voglia di studiare, ma non risolveremo il problema in questo modo perché i dati parlano chiaro: il 4% della popolazione scolastica è dislessica, quindi 1 su 25, uno per classe, ma 18 su 25 quindi il 72% manifestano la necessità di diversi insegnamenti (uso di mappe logiche, uso del computer, LIM, strategie laboratoriali, lavori di gruppo e strategie didattiche compensative).

Questa è la realtà, può non piacere, ci possiamo trovare impreparati come docenti, specie nei percorsi liceali, ma uno studente DSA che vuole frequentare il liceo deve poterlo fare e deve essere sostenuto in questa sua scelta, non ostacolato e “riorientato”.

Vi ringrazio e buon lavoro a tutti.

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