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Lo sviluppo dell’intuizione ragionevole

Pubblicato il: 05/05/2010 16:18:59 -


Si può lavorare sulle scienze nella scuola dell’infanzia? A quanto pare sì, a giudicare da quanto fatto a Scandicci, in provincia di Firenze.
Il contributo è stato presentato al convegno del 23 aprile “La scuola nuova nasce dal basso. Esperienze concrete di innovazione educativa”.
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DAI CONTRIBUTI SELEZIONATI PER IL CONVEGNO DEL 23 APRILE.
La scienza dei bambini non è e non può essere quella che, a volte, imparano gli adulti. Tuttavia è concepibile che essi riconoscano una certa struttura razionale nella realtà che li circonda e nei fenomeni che in essa si manifestano. Abbiamo perciò deciso, con l’aiuto di alcuni consulenti (Carlo Bernardini e Riccardo Luccio) invitati dal Comune di Scandicci, di promuovere la naturale curiosità dei nostri piccoli allievi mediante esperienze semplici ma appassionanti adatte a coinvolgere la loro attenzione. L’intesa era che l’intervento delle maestre fosse limitato più alle sollecitazioni che alle spiegazioni: in tal modo i bambini avrebbero avuto occasioni sia di esprimersi sia di escogitare semplici elementi grafici per annotare idee e risultati. Questo ha reso indispensabile un approfondimento del linguaggio, proprio nel senso che è stato chiarito dalla proposta della “protomatematica” di Bruno D’Amore.

Abbiamo privilegiato esperienze che seguissero i criteri fissati per garantire un minimo di scientificità alle attività che si andavano facendo e che sono state raggruppate in cinque categorie:
1) Esperienze che contengono aspetti da socializzare e che richiedono quindi una simbolizzazione dei dati.
2) Esperienze concrete che contengono aspetti di astrazione e generalizzazione come per esempio la velocità.
3) Attività in cui i bambini si abituano a riconoscere le variabili sostanziali di un fenomeno da quelle ininfluenti.
4) Attività in cui si riflette su esperienze comuni che, riproposte schematicamente, si consolidano attraverso una lettura più corretta.
5) Esperienze che abituano i bambini a riconoscere il rapporto di causa/effetto mettendo i fenomeni in relazione tra loro, a ordinare semplici situazioni in sequenze logiche che consentano di fare previsioni.

I bambini, come abbiamo potuto costatare, hanno migliorato la capacità di fare domande concrete, di dare risposte con una logica riconoscibile, di usare un linguaggio razionale più preciso del linguaggio comune, di consolidare conoscenze acquisite per esperienza. Per quanto riguarda i compiti delle insegnanti, è stato importante adottare l’abitudine di programmare collegialmente e registrare le attività, badando all’opportunità che tutti i bambini fossero coinvolti e interagissero fra loro, lavorando in situazione di piccolo gruppo.

C’è stato inoltre uno sforzo da parte delle insegnanti per dotare i bambini di strumenti idonei alle varie fasce di età, in modo da permettere loro di manifestare il proprio pensiero, di esprimere attraverso un elaborato il tipo di logica utilizzato.

L’attività ha dato materiale a numerose pubblicazioni e a convegni; di tutto ciò resta traccia che può rappresentare, con qualche completezza, i numerosi particolari.


La presentazione in PowerPoint dell’esperienza, a cura di Daniela Sgobino, insegnante presso la scuola dell’infanzia Turri, nel comune di Scandicci (FI).

Simona Barbetti

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