Comunicare ad arte
La Pop Art e i suoi legami con la pubblicità dagli anni Sessanta a oggi... a scuola!
Nell’ambito del mio tirocinio previsto dalla SSIS, che ho frequentato per conseguire l’abilitazione all’insegnamento della Storia dell’Arte, ho progettato un percorso sulla Pop Art. Ogni fase è stata pianificata insieme alla mia tutor – che mi ha aiutata anche nella sua realizzazione pratica – ai miei supervisori e alla classe VDL del Liceo Linguistico ‘Gaio Valerio Catullo’ di Monterotondo (RM). Il progetto ha avuto una durata di sette ore così distribuite: tre di lezioni partecipate con proiezione di power point e video, due di cooperative learning, due di condivisione dei lavori di gruppo.
L’obiettivo principale che mi sono posta è stato quello di far percepire la spendibilità e la concretezza degli argomenti trattati. Infatti, parlando con gli studenti e frequentando i contesti scolastici, ho avuto la sensazione che esiste una marcata frattura tra la scuola e la vita reale. Spesso si studia in maniera astratta, mancano meccanismi che facciano scattare le passioni e il desiderio di conoscenza. La principale conseguenza è che i ragazzi non si sentono motivati, pensano alla cultura come a qualcosa di noioso, inutile e finiscono per chiedersi spesso ‘Ma a cosa mi serve studiare…?’ Ho allora pensato che poteva essere stimolante per la classe analizzare le opere in relazione alla vita quotidiana, trattandosi di Pop Art si poteva indagare il mondo dei media e della pubblicità.
Durante il primo incontro ho dedicato un po’ di tempo ad illustrare il progetto ai ragazzi, specificando gli obiettivi e le motivazioni delle mie scelte e chiedendo anche le loro opinioni. Ho, quindi, distribuito ad ognuno di loro una linea del tempo ed alcune interviste di artisti di cui avremmo letto dei brani, in modo tale che gli argomenti affrontati potessero essere messi in relazione al contesto storico-culturale. Alla fine delle prime tre lezioni i ragazzi avrebbero dovuto conoscere i temi pop, i personaggi, il linguaggio e alcune delle principali tecniche come la serigrafia. In questa griglia di contenuti Pop ho inserito la parte relativa alla quotidianità.
Il focus delle nostre attività è stato rappresentato dal cooperative learning, che ha ci ha consentito di raggiungere ottimi risultati, di rafforzare positivamente le relazioni e favorire un maggiore benessere, anche dal punto di vista psicologico. È stata riposta molta attenzione affinchè nessuno rimanesse indietro. Ho potuto verificare che se ci si confronta anche rispetto alle scelte didattiche e si chiedono le loro opinioni, gli studenti si sentono più coinvolti e motivati. È un forte stimolo per loro. Confesso che inizialmente era un mio modo di chiedere aiuto poiché, essendo alla mia prima esperienza, avevo molte insicurezze, ma poi mi sono resa conto che il progetto si stava via via plasmando sul gruppo classe che comprendeva i ragazzi, la mia tutor e me. Il rapporto dialogico tende ad aiutare i più timidi e chi ha problemi di esposizione, poiché quando non ci si sente giudicati, ci si esprime in maniera più corretta ed efficace. I discenti hanno apprezzato l’uso delle risorse multimediali parallelamente al libro di testo, perché hanno compreso che il percorso era stato pensato appositamente per loro. Inoltre abbiamo potuto osservare e analizzare un maggiore numero di opere. Diversificando le risorse didattiche, cartacee e multimediali, è stato possibile stimolare maggiormente i ragazzi, anche rispetto alle propensioni di ognuno di loro e ai diversi stili cognitivi. Inoltre le lezioni risultano più elastiche e adattabili ai bisogni che si rilevano in itinere: questo è molto importante perché quando la lezione è partecipata, diventa difficile gestire il tempo poiché non è possibile prevedere ogni reazione.
Durante le prime lezioni abbiamo affrontato anche tematiche riferite esplicitamente alle generazioni di oggi, ponendo particolare attenzione ai mezzi di comunicazione di massa: se si fotografa una sola parte di realtà e, ogni giorno, è l’unica ad essere proposta, l’unica di cui si discute, ci si convince che sia quella reale. I ragazzi di oggi vengono descritti come ignoranti, omologati, bulli e si dice che non sanno parlare. È vero che sono diversi da noi, come ogni generazione è diversa da quella che l’ha preceduta, ma la comunicazione è, probabilmente, il problema principale: bisogna trovare un punto di incontro con gli studenti che, se stimolati nella maniera giusta, dimostrano di avere grandi potenzialità. Orientare, educare, insegnare sono attività che esprimono un denominatore comune: dovrebbero tendere alla valorizzazione delle peculiarità in formazione, certamente non dovrebbero soffocarle!
Giuliana Renzella