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Il rock e la poesia: dalla classe alla Rete

Pubblicato il: 08/05/2009 14:46:00 -


Che cosa succede quando un insegnante scopre di avere delle passioni in comune coi propri alunni e che si può avventurare con loro nella realizzazione di un progetto di sicuro successo? Ce lo racconta Luca Piergiovanni, insegnante di una scuola del comasco giunto in poche settimane alla popolarità con la sua classe per un progetto radiofonico sul web.
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Chocolat3.B è il titolo del podcast realizzato dai bravissimi ragazzi della 3B della scuola media di Faloppio (CO) e dal loro insegnante Luca Piergiovanni. Il progetto online ha catturato l’attenzione di stampa e radio. Piergiovanni ci spiega il perché di questo successo.

D: Innanzitutto, vi aspettavate di finire su Corriere della Sera, La Stampa, Sole 24 Ore, Il Messaggero, Radio 2 Rai, Radio Kiss Kiss… e di arrivare a 700 abbonati?
R: Ma neanche per sogno. È nato tutto per gioco, con i miei studenti che discutevano su chi fossero i più grandi cantanti rock della storia. Mi sono intromesso nella conversazione, e facendo appello ai miei anni trascorsi nelle radio locali, ho iniziato a raccontare loro quelle che sono le pietre miliari del rock internazionale: David Bowie, Rolling Stones. E così abbiamo scoperto di avere una grande passione in comune.

D: Com’è nata l’idea di mettere su un podcast con la sua classe?
R: Ho pensato di unire l’amore per la musica con quello per la poesia. Siamo partiti dalle canzoni di cantautori italiani e talvolta anche stranieri (anche se con l’inglese sono una frana). Abbiamo iniziato ad ascoltarle in classe, cercando innanzitutto di capire quali emozioni ci trasmettessero. Abbiamo poi proseguito con un’analisi approfondita del testo e dell’autore, affiancando di volta in volta alla canzone scelta una poesia, sulla quale lavoravamo alla stessa maniera. L’idea di trasformare il materiale prodotto in dialoghi radiofonici per dare vita a un podcast è arrivata in un secondo momento, stimolata forse dalla voglia di confrontarsi con altre scuole, con altri colleghi e studenti.

D: Quali competenze si possono costruire e potenziare con attività di questo genere?
R: Sono davvero molte, più di quelle che si possano immaginare, anche perché il podcasting non è uno strumento freddo, che lo studente usa meccanicamente – come può essere ad esempio una ricerca scolastica realizzata col copia e incolla da internet – ma è al contrario un mezzo vissuto pienamente dall’alunno, perché fare podcast significa prima di tutto interagire e collaborare con i compagni, dando vita a un gruppo unito e motivato a raggiungere un obiettivo comune. Realizzare episodi da mettere in Rete vuole dire confrontarsi di continuo con l’arte dello scrivere, visto che a ogni episodio è necessario un dialogo scritto da tenere sotto gli occhi (guai improvvisare!); vincere la propria emotività sforzandosi di essere spontanei di fronte al microfono; migliorare la propria dizione (le confido tuttavia che per il loro accento comasco e il mio spiccato toscano abbiamo potuto fare ben poco); dosare bene le pause e il tono della voce, educando in definitiva i giovani a un uso corretto della tecnologia, facendo capire loro che anche con quella si può fare arte, si può creare un qualcosa di nostro.

D: A uso di chi volesse replicare un’esperienza come la vostra: di quali strumenti vi siete serviti per realizzare le registrazioni, come avete suddiviso il lavoro?
R: Questa esperienza è facilmente replicabile, poiché necessita di un’attrezzatura modesta che chiunque può procurarsi senza difficoltà: un paio di cuffie, un mixer, un pc e un microfono. Unicamente per quest’ultimo è semmai necessario fare più attenzione. Meglio puntare alla qualità, poiché chi ascolta podcast lo fa generalmente nei luoghi più disparati e spesso rumorosi (in mezzo al traffico cittadino, dentro la propria automobile, in autobus, nel treno, mentre fa sport ecc.) e per questo un audio ottimo è fondamentale. Trovare un gruppo unito e affiatato come quello di Chocolat 3.B non è facile, ma vale la pena tentare. I ruoli saranno poi gli stessi ragazzi ad assegnarli. Datemi retta: hanno molto più occhio di noi adulti per capire se un loro compagno è spigliato abbastanza da parlare al microfono, se ha il talento dello scrittore per realizzare i dialoghi, se ha spirito imprenditoriale per pubblicizzare al meglio il podcast, o se ha le capacità tecniche per pubblicarlo sul web. Mi ritengo fortunato, poiché in Federico, Lorenzo, Stefania, Alessia, Sara, Alexandra, Michela, Alice, Luca, Davide, ho trovato dei validi collaboratori. Si figuri che a volte sono loro a riprendere me quando interrompo il lavoro perché non la smetto di fare battute, da toscanaccio quale sono! Mentre durante le registrazioni mi sono ritrovato spesso a pregarli di non ricercare la perfezione a tutti i costi. Pensi che un giorno sono stati capaci di ripetere un dialogo ben 15 volte. Giuro che volevo darmi fuoco…

D: Questa esperienza ha in qualche modo cambiato il suo rapporto coi ragazzi?
R: Ci ha uniti tantissimo. Credo che loro si siano sentiti maggiormente capiti nelle loro esigenze, mentre io ho potuto mettermi in gioco confrontandomi con un mondo tecnologico in cui loro si trovano a proprio agio.

D: Il successo della sua iniziativa ha colpito i media, forse, anche perché ci si immagina ancora la scuola come il luogo dei banchi e delle lavagne. È d’accordo? Che ruolo hanno le tecnologie nella sua didattica?
R: L’originalità e la novità sono carte vincenti, ma sono anche convinto del fatto che s’incominci a sentire in giro, volendolo ammettere o meno, il bisogno d’integrare i metodi tradizionali d’insegnamento con le nuove tecnologie. Questa richiesta arriva direttamente e in maniera sempre più preponderante dai ragazzi e non può essere ignorata. Anche in altre occasioni ho cercato di far uso di nuovi strumenti per insegnare (Google Earth per lo studio della geografia, le LIM per la proiezione di contenuti quando i libri di testo ne erano poveri), ma mai come questa volta mi ero lasciato andare a un uso così deciso e assiduo di questi mezzi.

D: Che ruolo hanno avuto l’istituto in cui insegna e i suoi colleghi nella realizzazione di questo progetto?
R: Ci hanno sempre sostenuto, dimostrandosi interessati e curiosi, fornendoci spesso materiali e spunti per realizzare nuove puntate. Il preside ci ha riservato un’aula, che abbiamo trasformato in una piccola sala di registrazione. Alcuni colleghi, infine, soprattutto dopo il successo ottenuto, hanno iniziato a vedermi sotto un’altra luce (sa com’è, ho il piercing e sono sempre trasandato, che fa rima con squattrinato).

D: Gli studenti sembrano soddisfatti del lavoro svolto, e lo stesso credo valga anche per lei. Quali saranno i prossimi episodi del podcast? Sta lavorando a progetti futuri per le sue classi sull’onda di questo piccolo successo?
R: Siamo davvero contenti. Sarebbe ipocrita affermare che l’attenzione della stampa, di radio nazionali e riviste di scuola e informatica non ci tocchi minimamente, ma le posso assicurare che quando ci ritroviamo per creare nuovi episodi del podcast o per registrare, se alla fine della giornata siamo riusciti a fare tutto quello che ci eravamo prefissati, proviamo una grande soddisfazione interiore e questo è sicuramente il traguardo più bello finora raggiunto. Quest’avventura è stata molto intensa, ma pur sempre breve. Siamo online dalla metà di marzo o giù di lì, di idee da sviluppare ne abbiamo davvero tantissime. Ora stiamo lavorando su puntate dedicate al mondo del podcast: com’è nato, come se ne può realizzare tecnicamente uno, e il rapporto tra gli speaker radiofonici e i podcaster. Abbiamo poi nel cassetto episodi già pronti con nuovi accostamenti tra poesie e canzoni moderne: “Generale” di De Gregori con “Veglia” di Ungaretti; “A Silvia” di Leopardi con l’ultimo successo di Jovanotti “Come musica”.
Il vero problema è che il prossimo anno non avrò più con me questo fantastico gruppo, poiché se ne andranno tutti quanti alle scuole superiori. E non nego che sarebbe bello poter proseguire questa iniziativa negli anni futuri con altre classi, ma in ogni caso, anche se fosse nelle mie intenzioni, è meglio per il momento non farlo sapere ai ragazzi… perché sono gelosissimi e potrebbero boicottarmi!

Per ascoltare gli episodi radiofonici del podcast digitate questo link: http://chocolat3b.podomatic.com/

Luca Piergiovanni

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