Home » Community » Si può cucinare una torta sonora

Si può cucinare una torta sonora

Pubblicato il: 22/01/2010 17:00:00 -


Gli insegnanti sono dei “registi” che progettano non belle esperienze a se stanti ma esperienze che, durante tutto l’anno scolastico, si snodano in continuità l’una con l’altra.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

L’esperimento scientifico che vi presentiamo potrebbe far ridere molti e venir preso come un non esperimento, un gioco… Del resto, molti potrebbero pensare: “Con bambini di età compresa tra i due e i sei anni come si può fare “scienze” e tanto più esperimenti! Anche l’argomento trattato è un gioco… è impossibile, lo sanno tutti che una “torta non può suonare quando viene mangiata! È inutile fare l’esperimento…”. E no! È proprio dal principio per il quale “non si deve dare niente per scontato” che parte e si sviluppa il “pensiero che è alla base della ricerca scientifica”, parlo proprio della ricerca scientifica vera, quella dei premi Nobel, per intendersi.

Eppure, è questa l’età più favorevole per insegnare le scienze, perché è a questa età che le strutture celebrali maturano come mai succederà in tutto il resto della vita e, quindi, è proprio nella prima infanzia che l’adulto deve intervenire per sostenere e favorire tale sviluppo.

Il modo migliore è proprio quello di partire dal punto di vista del bambino individuando le modalità più adatte alle sue conoscenze, ai suoi interessi, alle sue capacità fisiche e psichiche. Parte da questo assunto l’esperimento scientifico che viene qui presentato. Per le persone coinvolte, sia esse bambini che adulti, non è stato solo un gioco, un racconto fantastico, una bella esperienza comunitaria, ma è stato anche e soprattutto un vero e proprio esperimento scientifico che aveva lo scopo, innanzitutto, di aiutare il bambino in un contesto educativo progettuale a lungo termine a pensare; a riflettere sul mondo che lo circonda; a distinguere la realtà dalla fantasia; a non dare niente per scontato, ma a verificare ogni cosa che accade intorno a lui; a trasformare lo studio faticoso in un bellissimo momento da condividere insieme nel quale si può anche trovare il modo di scherzare e divertirsi, dove le idee di ognuno (bambino e adulto) divengono bagaglio culturale di tutti. Dove gli insegnanti non sono solo coloro che detengono il sapere; coloro che “passano” questo sapere dalle loro menti “sapienti” alle menti “ignoranti” degli allievi; coloro che, alla fine, “verificano” la quantità di sapere “raccolto” dalle menti degli alunni dopo l’azione didattica e, infine, “valutano” l’allievo con un voto (fatto sottoforma di giudizio o di numero) che divide in due categorie l’“allievo bravo” da quello che non lo è.

Gli insegnanti, in questa esperienza, sono invece dei “registi” (come dicono gli Orientamenti della Scuola Materna del 1991), che progettano ogni cosa non come belle esperienze a se stanti ma come esperienze che, durante tutto l’anno scolastico, si snodano in continuità l’una dall’altra in modo che, pur stimolando e aiutando il bambino a sviluppare ogni aspetto della sua personalità, si articolano armoniosamente dentro uno “sfondo unitario” che integra e dà significato a tutte le attività educative e didattiche svolte durante l’intero anno scolastico. L’insegnante organizza, quindi, ogni cosa in modo da sembrare un bellissimo gioco, nel quale però niente succede a caso, ma ogni aspetto dell’attività serve per raggiungere gli obiettivi prefissati.




L’esperienza della Sezione Primavera e delle sez. A e C della Scuola dell’Infanzia G. A. Marcati (Roma)

Giuseppina Canarezza

8 recommended

Rispondi

0 notes
245 views
bookmark icon

Rispondi