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Possibilità reali per un anno difficile

Pubblicato il: 14/10/2009 16:47:00 -


La lettura dell’Atto di indirizzo emanato l’8 settembre 2009 dal Ministro mostra che pur in un momento molto difficile la scuola ha davanti a sé reali e consistenti possibilità. Anche se ci sono un paio di polpette avvelenate.
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La lettura dell’Atto di indirizzo emanato l’8 settembre 2009 dal Ministro della Pubblica Istruzione mostra che, pur in un momento molto difficile, la scuola ha davanti a sé reali e consistenti possibilità. L’Atto di indirizzo è un documento interessante e completo, che ha ricevuto un parere sostanzialmente positivo dal CNPI il 2 settembre (e – detto in tutta onestà – non è facile che il CNPI dia un parere favorevole a un documento che viene “da destra”).

L’Atto di indirizzo contiene due “polpette avvelenate” che ne minano la sua credibilità:
• il richiamo alla flessibilità necessaria della Scuola secondaria di 1° grado sembra quasi una beffa visto l’irrigidimento del quadro orario, l’assenza di una qualsiasi funzionalità dell’organico, la mancanza di qualsiasi e possibile organizzazione modulare per scuole ormai piene di spezzonasti con orari che devono rimanere rigidi perché vanno a coinvolgere sempre altre scuole creando disservizi e pletoriche discussioni sulle giornate libere e le ore buche;
• l’insistente ambiguità sul maestro unico/prevalente pare una vera e propria impuntatura destinata ad accrescere il richiamo nostalgico al “modulo comunque” e al “tempo pieno col doppio organico assoluto” da parte di quella scuola che non vuole cambiare niente, ma che è maggioritaria.

Oltre a questa sistematicità nel contraddire le condizioni della flessibilità e dell’autonomia l’Atto di indirizzo però contiene i germi per un futuro interessante della scuola italiana, cogliendo pienamente quelle che sono alcune esigenze strutturali da cui le scuole non possono più fuggire. Ne cito solo tre, una per ordine di scuola, perché in realtà tutto il documento contiene interessanti possibilità da spendere in quest’anno difficile:
• il rilancio della Scuola dell’infanzia come scuola a tutti gli effetti in grado di realizzare progetti educativi ambiziosi;
• l’indicazione dell’italiano, della matematica, delle scienze e dell’inglese come gli assi prioritari nella Scuola primaria, rendendo a queste discipline una centralità la cui negazione non ci ha portato vantaggi;
• il richiamo forte alla curricolarità e la critica palese all’enciclopedismo e ai programmi preconfezionati che toglie alla Scuola secondaria di 1° grado ogni alibi conservatore.

L’Atto di indirizzo, inoltre, allunga di altri tre anni il tentativo di armonizzare le Indicazioni nazionali allegate al d.lgs 59/2004 e le Indicazioni per il curricolo allegate al D.M. 31 luglio 2007: quella che a prima vista potrebbe sembrare una fuga è in realtà la giusta scelta di non presentare alla scuola una terza edizione della Indicazioni, ma di richiamarle al loro dovere di redigere – finalmente! – dei curricoli seri e reali, che permettano l’uscita dalle secche della vetustà programmatica.

Le leggi emanate nello scorso anno scolastico hanno determinato un oggettivo regresso nella scuola, nei suoi esiti e nelle sue potenzialità. Questo Atto di indirizzo apre a una stagione di possibilità, mostrando un varco da percorrere. Non so se la scuola italiana vorrà entrare in questo varco o si limiterà a dividersi tra “contestatori” e “rassegnati”, quasi che un continuo movimentismo sia la risposta più giusta alla restaurazione di alcuni concetti imposti ma privi di valore (severità, rigore, maestro unico, grembiulino, voti ecc.). Lo scenario è molto mosso, ma l’Atto di indirizzo permette molta ricerca e non farla a questo punto significa accodarsi alla strada maestra che produce la dispersione tramite la dispersione.

Anche la scuola è in recessione e deve cambiare riferimenti.

L’Atto di indirizzo permette di farlo, ma non so se ci sarà la volontà, perché molti messaggi dicono che la severità dei voti spesso fa il paio con la rivendicazione delle giornate libere e della limitazione delle ore buche (l’orchestra che suona mentre il Titanic affonda).

Stefano Stefanel

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