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I dipartimenti nell’istituto comprensivo

Pubblicato il: 29/05/2012 16:21:11 -


La scuola secondaria di primo grado protagonista di un curricolo di qualità.
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Il Dipartimento nella scuola dell’autonomia è uno strumento molto utile per la progettazione curricolare e per il coordinamento delle diverse azioni che la scuola persegue: la programmazione, l’orientamento, l’innovazione tecnologica, la formazione, la valutazione. Ci si interroga spesso su come organizzare i dipartimenti e su quali contenuti attribuirgli, alle volte si finisce col dargli un peso solo formale, limitandosi a due o tre incontri l’anno in cui verbalizzare sostanzialmente alcuni passaggi decisivi nell’anno scolastico come la programmazione iniziale, le prove invalsi, la verifica finale.

In realtà è uno strumento ricco di potenzialità e in un istituto comprensivo può essere proprio la scuola secondaria di primo grado a farsi promotrice di un raccordo strategico tra il primo e il secondo ciclo di istruzione.

Ormai da qualche anno si va infatti verso la direzione degli istituti comprensivi che racchiudono l’intero primo ciclo d’istruzione; e questo che pure è stato il frutto di un processo di razionalizzazione economica, se pienamente valorizzato, può trasformarsi in un percorso di qualità.

In passato difficilmente i diversi ordini di scuola del I ciclo si confrontavano e si “vedevano” lavorare, oggi è diventato inevitabile. Era improponibile che un insegnante di scuola media si facesse una chiacchierata anche informale con l’ex insegnante del proprio alunno sia della primaria che della scuola dell’infanzia; oggi questo è possibile.

E potrebbe anche spingersi fino a coinvolgere insegnanti della scuola superiore che di certo non rientrano nel collegio docenti, ma come appartenenti a scuole dello stesso quartiere, appartengono a un comune “territorio formativo” dell’alunno.

DI COSA POSSONO OCCUPARSI I DIPARTIMENTI?

Innanzitutto il dipartimento è un luogo di conoscenza delle diverse professionalità presenti a scuola e di confronto sulle scelte curriculari e metodologiche (quali sono le modalità didattiche che porto avanti? Nel corso dei miei anni di lavoro quali riflessioni o criticità ho evidenziato? La programmazione di lettere così come impostata fino a ora necessita di modifiche?).

È il luogo dove si riflette sulla normativa scolastica applicandola nella maniera più congrua al contesto scolastico; si parte quindi, dalle Indicazioni per il curricolo del 2007 (o quelle che verranno riviste) e da alcuni stralci più significativi della normativa sull’autonomia (autonomia di didattica e di ricerca).

Si passa a questo punto all’analisi del contesto-scuola: che tipo di utenza è presente? Quali sono i rapporti scuola-famiglia? Quali sono i livelli di apprendimento nella media? Quali sono le scelte prevalenti per l’orientamento in uscita?

Dopo questa fase preliminare di raccolta dati e consapevolezza del contesto, si passa a PROGETTARE IL CURRICOLO PER L’INTERO TRIENNIO. Si pone particolare attenzione al programma del primo anno, alla verifica dei prerequisiti possibilmente comune per tutte le classi, e alla realizzazione di una bozza di programma che però è necessario che venga rivista alla luce dell’esito della verifica dei prerequisiti. È importante per discutere e confrontarsi sulla situazione di partenza degli alunni e per adattare meglio la programmazione generale e poi classe per classe.

Una seconda tipologia di intervento del dipartimento riguarda L’ORIENTAMENTO, infatti il lavoro dell’orientamento non è solo quello affidato alla funzione strumentale di coordinamento degli incontri di presentazione delle scuole o di somministrazione di questionari, ma è un lavoro più profondo e deve mettere radici proprio nel dipartimento. In che modo? Intanto costruendo il CURRICOLO VERTICALE, importante per una scuola di qualità. Vediamo quali possono essere i passaggi per la realizzazione di un curricolo verticale: dopo aver elaborato il proprio percorso curricolare, si invitano i docenti della scuola primaria a confrontarsi con i loro percorsi curricolari. Questo confronto, come si diceva sopra, è fondamentale ed è la vera molla per arricchire l’apprendimento dell’alunno perché si considera l’apprendimento come un percorso in fieri di cui si deve avere consapevolezza nella sua interezza: quali argomenti e con quali metodologie sono stati sviluppati nella scuola primaria? Quali le carenze rintracciate in prima media? Come si possono incontrare le due necessità?

Il curricolo verticale però, per avere un senso deve anche interfacciarsi con la scuola successiva, quindi con le scuole superiori. A questo punto si rende necessario invitare rappresentanti di lettere e matematica delle scuole superiori del quartiere.

Si può quindi cominciare a costruire il curricolo verticale, che costituirà il vero impianto su cui lavorare. Cosa c’è prima e cosa viene dopo? Cosa ci si aspetta dopo il diploma di terza media? Cosa ci si aspetta dopo i cinque anni di scuola primaria?

Il dipartimento è anche il luogo dove riflettere sulla VALUTAZIONE DEGLI ALUNNI: si riprendono gli obiettivi formativi delle Indicazione per il curricolo per le varie discipline e si decidono delle linee comuni per la valutazione da associare agli indicatori che si possono discutere insieme. È ovvio che la libertà d’insegnamento deve essere garantita anche nell’ambito dei lavori del dipartimento dove invece si devono delineare le linee comuni generali. È importante discutere con la scuola primaria e con la scuola superiore anche dell’argomento: LA VALUTAZIONE NEL CURRICOLO VERTICALE per essere consapevoli delle differenze nella valutazione a seconda degli ordini di scuola. Certamente ogni ordine di scuola avrà i suoi parametri di valutazione e non deve modificarli per avvicinarsi alla scuola successiva perché valuta seguendo parametri diversi (la scuola media è più formativa che informativa, ecc.), però il docente è consapevole di cosa la scuola successiva richiede e come valuta.

Insomma, se è vero che le risorse per attuare l’autonomia scolastica sono scarse cerchiamo almeno di ingegnarci valorizzando gli strumenti che il D.P.R. 275/99 ha fornito alle scuole: autonomia didattica, autonomia di ricerca e di sperimentazione.

Rosanna Labalestra

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