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Scuola e società: cooperazione e responsabilità per un progetto universale

Pubblicato il: 25/03/2013 11:44:14 -


Secondo le ricerche, per raggiungere un vero progresso sociale ed economico è necessario migliorare i sistemi di istruzione e formazione. Quale direzione deve quindi prendere la scuola di oggi per favorire il successo formativo di tutti e di ciascuno? In un panorama di riferimento nuovo di universalità, qualità e inclusione, occorrono cooperazione e impegno responsabile. Per cercare di arginare proprio quella discrepanza visibile tra scuola, progresso e crescita economica.
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Il legame che unisce scuola e società risulta evidente, così come appare ovvio che ogni società si preoccupi di strutturare e apportare particolari cambiamenti, anche per i percorsi scolastici, in stretta relazione con valori, bisogni e orientamenti esistenziali che connotano l’uomo in un determinato periodo storico.

Questa connessione tra società e scuola giustifica anche le recenti teorie pedagogiche (intelligenze multiple di Gardner, pensiero complesso e organizzazione dei saperi di Morin, costruzione dell’apprendimento di Bruner, intelligenza emotiva di Goleman) e contemporaneamente motiva le scelte di particolari iter normativi che negli ultimi anni hanno disegnato questo scenario.

La ricerca d’identità – in cui si dibatte l’intero sistema formativo e la conseguente capacità di agire con consapevolezza per raggiungere risultati ottimali valutabili in modo trasparente (legge 241 del 1990) ed efficace – può essere pertanto affrontata all’interno della scuola solo se vengono realmente comprese le inesorabili trasformazioni sociali e le logiche specifiche che sottendono le politiche a livello locale ed europeo.

Prestando particolare attenzione alla condivisione di repertori etico-culturali e alla elaborazione di una progettualità com-partecipata di tutta l’unità scolastica (personale docente e ATA) – che rappresentano un fattore di promozione civile, morale, culturale, ma soprattutto il motore per lo sviluppo economico – si può leggere e sorreggere l’attuale società globale, denominata “della conoscenza e dell’informazione”. Questa da un lato ha reso il cittadino del mondo più libero e riflessivo (tipica espressione è la” primavera araba”), dall’altro ha frantumato il sogno di una scuola, fin’ora fonte unica di saperi, luogo deputato alla formazione di persone secondo modalità rigide e assolute, e ha rinforzato una visione della famiglia che da universo di affetti e valori improvvisamente si è svuotata di senso e sicurezza.

La forte spinta al cambiamento, il desiderio di apparire, il continuo flusso di persone che si spostano da un paese all’altro, sostenuti anche dall’avanzamento incessante delle tecnologie, hanno ribaltato la concezione di stabilità dell’uomo, per valorizzare la sua soggettività e la sua personalità, rispettando il diritto di piena cittadinanza locale, nazionale, europea, mondiale per cui ogni essere umano diviene un capitale, una risorsa sulla quale investire per la crescita del paese e per la risoluzione di problemi umani e ambientali che attanagliano il mondo.

Il nostro sistema di istruzione viene descritto da indagini internazionali (IEA, OCSE, OCSE-PISA) e da rapporti italiani (Libro bianco sull’istruzione nel nostro paese del 2007) con aspetti quali: prestazioni al di sotto della media europea, costo eccessivo rispetto a quanto prodotto, mancanza di una cultura della valutazione e qualità del servizio impostato per lo più su aspetti formali.

Inoltre, dai rapporti internazionali (OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, PISA – Programme for International Student Assessment) attuati per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati e dalla lettura degli esiti rilevati dal sistema di valutazione nazionale (INVALSI), il denominatore comune che viene a galla come obiettivo da perseguire per il progresso sociale ed economico è migliorare i sistemi di istruzione e formazione e mobilitare tutte le energie per avviarsi verso questa direzione.

Più dettagliatamente a livello internazionale ed europeo le organizzazioni IEA e OCSE hanno svolto ricerche per la costruzione di indicatori di performance; in particolare la IEA ha condotto indagini per rilevare il livello di apprendimento nelle discipline matematiche e scientifiche (IEA-TIMMS) mentre l’OCSE, attraverso la ricerca OCSE-PISA precedentemente citata, conduce indagini sulle competenze dei quindicenni in lettura, matematica e scienza.

La società, dunque, per raggiungere determinati traguardi volti all’inclusività, all’autoaffermazione dell’uomo e alla centralità del suo processo di autoapprendimento, reclama un modello organizzativo del sistema istruzione-formazione efficace ed efficiente, rispondente alle domande emergenti.
La scuola, contemporaneamente, rincorre lo scopo istituzionale per garantire a ogni alunno l’istruzione e il successo formativo.

Il nuovo panorama di riferimento, così tratteggiato, segna una svolta decisiva e impone grandi sforzi a una scuola che, per favorire il successo formativo di tutti e di ciascuno, deve attrezzarsi adeguatamente attraverso la cooperazione e deve impegnarsi con responsabilità per elaborare un progetto universale, di qualità, di inclusione, facilmente verificabile e finalizzato ad arginare quella discrepanza visibile tra scuola, progresso e crescita economica.

In tal senso il Piano dell’Offerta Formativa (POF) è inclusivo quando prevede, nella quotidianità delle azioni da compiere, degli interventi da adottare e dei progetti da realizzare la possibilità di dare risposte precise a esigenze educative individuali.

In questa prospettiva la presenza di alunni stranieri, “differenti”, non è un incidente di percorso, un‘emergenza da presidiare, ma un evento che richiede una riorganizzazione del sistema già individuata in via previsionale e che rappresenta un’occasione di crescita per tutti.

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Immagine in testata di lina menazzi / Fotopedia (licenza free to share)

Lidia Nazzaro

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